Sono sei gli ex consiglieri regionali, in carica dal 2006 al 2011, per i quali si è arrivati all’udienza preliminare nel filone d’inchiesta sulle spese pazze dei gruppi consiliari di Palazzo Moffa, rispetto alla quale la Regione Molise si costituirà parte civile.
Le indagini della Guardia di Finanza, coordinate del pm D’Angelo, hanno portato la Procura di Campobasso ha ipotizzare ammanchi nelle casse pubbliche di centinaia di migliaia di euro.
L’Ansa, che ha battuto la notizia, riferisce di voci di spese alquanto singolari, come spumante, pandori, cambio pneumatici, caffè, biglietti per il teatro, asciagacapelli, lampade, televisori, zucchero, birre, succhi di frutta, olive, bresaola, prosciutto, mortadella, dolci e aperitivi.
Gli inquilini di Palazzo Moffa, negli anni passati, prima che scoppiasse lo scandalo, non arebbero badato a spese, allegando nelle note spese dei gruppi anche scontrini di somme irrisorie, come quelle al bar di due o tre euro, per la colazione e la merenda giornaliera.
I sei consiglieri regionali, ma non sono i soli perché ci sono altre posizioni in via di definizione, hanno utilizzato i fondi, così come da documentazione acquisita, acquistando libri di autori locali e nazionali. Tra quest’ultimi, i libri di Marco Rizzo, “Perché ancora comunisti”, e del politico di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, “Un politico della giustizia”.
Pranzi e viaggi con relative camere d’albergo sono le voci di spesa più cospicue: addirittura ci sarebbe tra le spese pazze una somma di circa 100mila euro di un consigliere bassomolisano in un ristorante di Termoli. Somma spalmata in quattro anni: una media di duemila euro al mese. Non mancano nemmeno l’acquisto di cellulari, di ricariche telefoniche e qualche multa.
L’accusa per tutti, rispetto all’utilizzo dei fondi a disposizione dei gruppi consiliari, è “l’utilizzazione per fini diversi e non riconducibili alla specifica destinazione prevista”. Altri capi d’imputazione sono “l’omessa giustificazione delle spese” e “la mancanza di documentazione”.
Come riferisce l’Ansa e come noto da tempo, la posizione più delicata è dell’ex Presidente del Consiglio regionale, Michele Picciano, eletto tra le fila di Forza Italia. Al politico di Vinchiaturo, oggi presidente nazionale dell’Aiccre, l’Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa, vengono contestate spese per 242mila euro.
Non meno delicate le posizioni di altri ex inquilini di Palazzo Moffa: Enrico Gentile, bojanese di Alleanza Nazionale, al quale vengono contestate spese per 90mila euro; Luigi Pardo Terzano, termolese dell’UdC, avrebbe mal utilizzato una cifra pari a 49mila euro; 30mila euro sono contestati a Sabrina De Camillis, larinese, all’epoca in Forza Italia, successivamente diventata deputato; e a Michelangelo Bonomolo, campobassano dei Comunisti Italiani. ‘Appena’ settemila euro è la cifra contestata all’avvocato termolese Francesco Di Falco, nominato dal Consiglio regionale qualche mese fa membro del Corecom, in quota centrodestra, e successivamente decaduto per la condanna in primo grado nella vicenda ‘Open Gates’.