Cronaca

Rapporto imprese 2021: cosa racconta la ‘fotografia’ dell’ISTAT sul Molise

Il Rapporto sulle imprese del 2021 è stato pubblicato sul sito dell’ISTAT il 20 dicembre e offre un quadro generale e completo sulle informazioni relativo al Censimento permanente delle imprese condotto nel 2019.

Il Rapporto è strutturato in dieci capitoli: caratteristiche ed evoluzioni del sistema delle imprese; proprietà gestione e strategie; le risorse umane; le relazioni; il mercato; scienza, tecnologia e innovazione; finanziamenti; internazionalizzazione; le traiettorie di sviluppo; la sostenibilità. Inoltre, nel volume sono stati delineati i vari settori, aggregando le varie attività in alcuni settori. Oltre ai settori di attività, le dimensioni d’analisi più frequentemente utilizzate sono state, ad esempio, la grandezza delle imprese misurata attraverso l’occupazione, e il territorio, in genere a scala regionale o di ripartizione e, a tal proposito, il Molise rientra nella ripartizione relativa alle regioni del Sud Italia.

Se si prendono in considerazioni le caratteristiche e le dinamiche territoriali si note che, nonostante i numeri evidenzino delle differenze territoriali molto importanti, bisogna considerare i dati in rapporto anche agli anni precedenti. Infatti, gli andamenti relativi a imprese e addetti sono più eterogenei e le differenze tra le ripartizioni sono abbastanza contenute: il Mezzogiorno è l’unica ad aver registrato un andamento leggermente positivo nella popolazione delle imprese attive, mentre il Nord-est è la ripartizione in cui i numeri relativi al settore industriale si sono ridotti di più (quasi il 4%); in termini di occupazione la migliore performance l’ha avuta il Nord-ovest (+7%) e la peggiore il Centro (+0%).

I dati che riguardano il Molise sono particolarmente rilevanti in alcune parti del Rapporto in questione. Si prende innanzitutto in esame il rapporto tra le imprese: molto spesso le imprese interagiscono con altri enti, o con altre tipologie di imprese in base ai rapporti che con esse si instaurano (ad esempio per procurarsi materie prime, oppure una collaborazione su base proprietaria). La diffusione, la natura e le motivazioni delle collaborazioni rappresentano elementi di rilievo per comprendere l’articolazione del sistema produttivo e la sua evoluzione. In questi casi si parla di relazioni di rete, le quali sono solitamente utilizzate per studiare i flussi di relazione all’interno di un gruppo sociale, ma risultano essere efficaci anche per lo studio delle imprese che, come già anticipato, non lavorano in modo indipendente, ma fanno rifermento ad un circuito che le ingloba all’interno di una rete di relazione di varia natura.

Facendo riferimento ai dati, sul Rapporto ISTAT si legge che “La diffusione delle collaborazioni interaziendali è massima in Veneto (44,9%) e Friuli-Venezia Giulia (42,8%), mentre le imprese localizzate in Lombardia, Trentino-Alto Adige/Südtirol ed Emilia-Romagna tendono a instaurare anche relazioni intra-gruppo. Le collaborazioni con la pubblica amministrazione diventano più intense nel Mezzogiorno, in particolare in Molise, Basilicata e Sardegna.” Per comprendere meglio questo passaggio è necessario sottolineare che i rapporti con la pubblica amministrazione sono attivati principalmente dalle imprese che forniscono beni e servizi (all’interno delle quali rientrano anche le imprese di costruzioni) od operano in settori caratterizzati dalla presenza pubblica, quali sanità e assistenza sociale e istruzione. Quest’ultimo settore, insieme ai servizi ICT (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e alle attività professionali, scientifiche e tecniche, è il più attivo anche nelle collaborazioni instaurate con Università e centri di ricerca. Questo dato indica, a livello generale, un buon dinamismo delle imprese poiché per quest’ultime, gli accordi con la pubblica amministrazione, università e centri di ricerca rappresentano uno strumento per crescere e sviluppare la propria attività. Infatti le differenze territoriali nella diffusione degli accordi con imprese e altri enti sono molto contenute in termini generali: dal 34-35% Trentino-Alto Adige, Molise, Val d’Aosta e Friuli – a circa il 28% in Campania, Abruzzo e Liguria. (ISTAT, Rapporto sulle imprese 2021)

Nel capitolo riguardante il mercato si spiega come l’estensione geografica del mercato possa influire sulla capacità delle imprese di crescere e ampliare la propria clientela. È evidente che prendendo in considerazione l’aspetto geografico, le regioni che hanno maggior estensione territoriale di vendita all’estero sono quelle del Nord Italia (in particolare Friuli, Lombardia, Veneto e Piemonte con una percentuale vicino, o poche oltre il 40%); a seguire le regioni del centro e prevalentemente orientate al solo mercato locale sono le imprese del Sud Italia (maggiormente Sardegna, Sicilia e Calabria). Già nel 2018 l’estensione geografica delle vendite delle imprese per regione mostrava come il Molise e la Calabria si posizionavano tra lo 0% e il 20% sul mercato internazionale e tra il 60% e il 100% del mercato locale. Influisce in termini di mercato anche la competitività e gli ostacoli che si oppongono per un buon posizionamento. Le imprese hanno segnalato nella maggior parte dei casi queste tipologie di ostacoli: oneri amministrativi, burocratici, l’accesso al credito, la carenza di domanda e il contesto socio-ambientale, le difficoltà di acquisizione del personale e le competenze interne all’azienda. Come si legge dal Rapporto “Sul territorio, l’incidenza legata a problemi burocratici è relativamente uniforme, dal 34,7% nel Nord est 34,7% al 31,5% nel Mezzogiorno, mentre maggiore variabilità vi è rispetto alla mancanza di risorse finanziarie, che in Molise raggiunge il 38,1% e in Calabria il 37,3%, scendendo al 27,2% in Lombardia e fino al 21% in Trentino-Alto Adige/Süditrol. Pure se con diffusione complessiva inferiore, un andamento simile, decrescente da Sud a Nord, si osserva per il contesto socio ambientale e per la carenza di infrastrutture. La tendenza opposta appare per la difficoltà a reperire personale, con una diffusione più elevata (fino al 15% e oltre) nelle Regioni del Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno, che presentano quasi tutte valori molto contenuti”.

Il Molise, anche se in misura molto inferiore, rappresenta in linea generale l’andamento dell’Italia e in particolare del Mezzogiorno, dove le imprese affrontano numerosi ostacoli, ma l’andamento rispetto agli anni precedenti migliora.

Da un totale di 93 imprese nel 2020 a un totale di 321 nel 2021 si nota quanto i vari settori siano in crescita sia nella provincia di Isernia, sia nella provincia di Campobasso. (Dati Telemaco – Registro delle imprese).

Federica Prezioso

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