Perseguita il compagno della sua ex moglie e poi lo colpisce con una mazza da baseball. Fermato lo stalker che da mesi dava il tormento a un giovane del capoluogo
Intimidazioni e minacce che duravano da mesi. Una croce sulla macchina per fargli capire cosa sarebbe stato in grado di fare se non avesse smesso di frequentare la sua ex moglie. Fino all’aggressione vera e propria, avvenuta a Campobasso, sotto casa della vittima, quando il suo persecutore lo ha colpito con una mazza da baseball alla testa, fuggendo subito dopo con un’auto nera ad alta velocità. Per il malcapitato, un giovane del capoluogo, che ha cercato di proteggersi come meglio possibile dall’aggressione, fratture al metacarpo della mano destra, contusioni alla coscia e all’avanbraccio, con una prognosi iniziale di trenta giorni.
Per l’uomo violento, un 47enne pugliese residente in provincia di Campobasso, che da mesi perseguitava il nuovo compagno di sua moglie, con la quale era in fase di separazione, un’ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip, che gli impedisce di avvicinarsi alla persona offesa e ai suoi familiari.
Dopo l’aggressione del giovane, La Squadra Mobile ha avviato nell’immediatezza le indagini. Unica pista utile quella passionale. La vittima, nonostante fino ad allora avesse nascosto alle forze dell’ordine e ai suoi familiari i fatti, subiva sin dal mese di febbraio 2017 condotte persecutorie da parte dell’uomo che lo ha aggredito, ex marito dell’attuale compagna della vittima.
Il reato di stalking, ricostruito dagli agenti della Squadra Mobile, si fonda su una escalation di episodi persecutori. Anche nel mese di giugno, lo stalker aveva aspettato la vittima in centro a Campobasso e, minacciandolo di ucciderlo, lo aveva colpito con un pugno al volto. Solo lo scorso luglio, poi, il 47enne si era appostato tra la vegetazione del parcheggio del palazzo e, dopo aver atteso che la vittima parcheggiasse la sua vettura, si era portato alle sue spalle travisato da un passamontagna e munito di bastone, per colpirlo reiteratamente alle braccia e alla gambe.
Numerose erano, inoltre, le telefonate mute che la vittima riceveva sul suo telefono. In una circostanza, la vittima aveva trovato incisa una croce sulla carrozzeria della sua vettura, quale chiaro segnale di minaccia.
Il giudice per le indagini preliminari, ritenendo il quadro probatorio particolarmente solido, ha applicato la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima e ai suoi familiari, con riserva di rivalutare misure più afflittive in caso di violazione di quella comminata.