Maltrattamento sui minori, in Molise fattori di rischio più alti rispetto alla media nazionale
Lo rende noto la Garante dei diritti della persona, che in un’intervista a Radio Cusano Campus ha commentato i risultati dell’indagine annuale realizzata dal Cesvi
Maltrattamento nei confronti dei minori, il Molise entra a far parte delle regioni con rischio più alto: lo rende noto la Garante dei Diritti della Persona.
In un’intervista rilasciata a Livia Ventimiglia, conduttrice del programma ‘Tutto in famiglia’ di Radio Cusano Campus, Leontina Lanciano ha commentato i dati dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, indagine portata avanti, per il terzo anno consecutivo, dal Cesvi.
“Ciò non significa automaticamente – spiega la dottoressa Lanciano – che oggi in Molise ci sia un’emergenza maltrattamento: più che raccogliere il numero dei casi registrati, infatti, l’indagine valuta i fattori di vulnerabilità, come ad esempio il contesto socioeconomico, presenti per ciascun territorio e la capacità del sistema locale di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti. Ma i risultati non devono essere presi sottogamba”.
La ricerca realizzata dall’organizzazione umanitaria fotografa un’Italia divisa in due, con le regioni del Nord con fattori di rischio più bassi e servizi migliori e quelle del Sud con una criticità elevata, in cui la prevenzione e la presa in carico di situazioni di questo tipo sono più difficili. Attualmente il Molise è collocato in quest’ultima fascia.
Sul divario, ha rimarcato la Garante ai microfoni di Radio Cusano Campus, pesa un variegato insieme di fattori. Tra questi, per la dottoressa Lanciano, anche l’emergenza sanitaria legata al Covid ha avuto una rilevanza peculiare.
“Lo smart working – ha specificato – dettato dalla congiuntura particolare non ha permesso agli organismi preposti di lavorare in maniera capillare, ciò di conseguenza ha avuto ripercussioni sui dati raccolti”. A contribuire alla forbice tra Nord e Sud, per Leontina Lanciano c’è anche l’aspetto del “benessere economico, che incide enormemente su numerosi aspetti dell’ambito sociale. Si pensi, ad esempio, alla povertà educativa che priva i minori del diritto all’istruzione. Proprio di questo si parlerà prossimamente a Bari, con la rete dei Garanti regionali di tutta Italia”.
Bisogna lavorare per invertire la rotta, ha precisato la Garante: “La gestione di questi casi è molto complessa, e richiede la compartecipazione di tante professionalità differenti, con più interventi istituzionali. L’approccio ideale al problema, come sostengo da tempo, dovrebbe essere rappresentato da un modello integrato ‘multi agency’ basato sul principio della interdisciplinarità, rappresentata dal raccordo tra tutte le agenzie coinvolte nella presa in carico del fenomeno”.
Al di là delle differenze tra una regione e l’altra, però, la Garante ha voluto sottolineare come l’intero territorio italiano necessiti di un impegno maggiore sul fronte della tutela dei diritti dei minori.
“A gennaio del 2019 l’Italia ha presentato il quinto e il sesto rapporto su infanzia e adolescenza al Comitato Onu e purtroppo siamo stati ‘bocciati’. Che significa questo? Che tutte le regioni devono cominciare a rivedere il quadro di interventi nell’arco dei prossimi tre anni per garantire ai minori il godimento reale dei propri diritti”.