La querelle Frattura-Petescia-Papa non finisce di arricchirsi di nuovi retroscena e botta e risposta, così dopo la conferenza stampa del presidente della Regione Molise, anche la giornalista Manuela Petescia ha incontrato i colleghi, accompagnata dall’avvocato Arturo Messere, per chiarire la sua posizione di una vicenda giudiziaria che si intreccia tra il processo del Tribunale di Campobasso sul cosiddetto ‘Sistema Iorio’ e la richiesta di rinvio a giudizio proposta dal sostituto procuratore di Bari, Pasquale Drago, nei confronti del magistrato Papa e della direttrice di Telemolise.
“Non so cosa sia accaduto in questa regione – si chiede la giornalista Manuela Petescia – ma mi trovo indagata per vari reati, accusata di fatti mai avvenuti, come quello della famosa cena a fini estorsivi che non c’è mai stata. Inventata da Frattura. E per far luce su questa cena – ha ribadito la direttrice di Telemolise – abbiamo chiesto se nell’ottobre 2013 ci sia stata una sera in cui i cellulari della sottoscritta, di Frattura e dell’avvocato Di Pardo, suo inseparabile amico, sono stati individuati nell’ambito della stessa cellula telefonica. Mi sono sentita descrivere anche come una pericolosa criminale. Frattura si è recato a Bari, denunciando me e Papa sulla base dell’inchiesta sul ‘sistema Iorio’, nell’ambito della quale il tutto è iniziato da una manipolazione di una intercettazione telefonica, nella quale si parlava di una storia tra la sottoscritta e l’ex governatore Iorio. Fu sostituito il nome di Papa con quello dell’ex presidente della Regione, perché altrimenti l’inchiesta sarebbe stata trasferita a Bari, che ha la competenza dei giudici delle toghe molisane”.
“Una inchiesta nata da una manipolazione – le affermazioni di Manuela Petescia – arrivata alla Procura di Bari, dove Frattura ha denunciato la sottoscritta e il magistrato Papa sulla base di documentazione, che già provvidi, per tempo, a denunciare. La distorsione – sostiene la giornalista di Isernia – rispetto alla vicenda Biocom e a tutto l’impianto accusatorio nei confronti miei e di Papa è nato da ciò che accadeva alla Questura di Campobasso, all’epoca guidata da Pozzo e dalla sua vice Giuliana Frattura, sorella del governatore, e alla Squadra Mobile, ai tempi di Giuseppe Annicchiarico, oggi tutti accusati di reati gravi. Quello che io definisco “il magico team” fu capace di manipolare le inchieste, fatti questi confermati dagli uomini di Pozzo in un interrogatorio. Annichiarico, trasferito a Taranto e per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio in un altro procedimento giudiziario, chiese due volte i miei arresti, sulla base di un blocco di intercettazioni. Ipotesi rigettata da giudice per le indagini preliminari Maria Rosaria Rinaldi, la quale definì normali quelle conversazioni”.
“Si badi bene – le sue parole – cito i fatti con i documenti della procura della Repubblica alla mano”.
“Sulla Biocom – ha proseguito Manuela Petescia – c’è da chiarire un aspetto. Papa non ha mai aperto o riaperto l’inchiesta, che fu iniziata dal procuratore capo Armando D’Alterio, prima che quest’ultimo l’assegnasse a Papa, secondo il meccanismo di assegnazione previsto dal Tribunale di Campobasso. Come si può pensare che io abbia potuto influenzare il pm, magistrato irreprensibile, rispetto a tale inchiesta? Perché mai Papa si sarebbe dovuto mettere in una simile situazione? Ai tempi della mia relazione sentimentale con il magistrato, vi faccio un esempio, Papa condannò in primo grado il mio amico Michele Iorio, all’epoca presidente della Giunta regionale del Molise, per la vicenda Bain&Co. Se avessi avuto questo potere, da amica, avrei potuto influenzare il giudizio, ma Papa dimostrò in quell’occasione di essere un magistrato irreprensibile e incorruttibile. Lui faceva il suo lavoro e basta. La nostra storia sentimentale non influiva nei nostri rispettivi lavori. A me dispiace, soprattutto, per il magistrato Fabio Papa, terminato in questa gogna dopo la fine della nostra relazione, sulla quale non c’è nulla da nascondere. Io non ho avuto nessun amante, perché con mio marito, Ulisse Di Giacomo, era già pronta la richiesta di separazione, come può confermare il legale Messere. Alla fine, per il bene della mia famiglia, sono tornata sui miei passi. Questi – ha evidenziato la giornalista molisana – sono fatti privati, ma necessari per far comprendere ai più che io ho sempre agito con la massima trasparenza“.
“Frattura – ha concluso Petescia – continua a dire menzogne ai molisani e – ribadisco – quella famosa cena a fini estorsivi non c’è mai stata. È stata una invenzione sulla quale è stata montata l’inchiesta, della quale io ancora non sono a conoscenza di una eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Non nego che, dopo le elezioni che lo hanno incoronato governatore, c’è stato anche un periodo di buoni rapporti tra Telemolise e Frattura, interrotti dopo un servizio di Giovanni Minicozzi, il quale denunciò che uno dei primi atti di questo Consiglio regionale fu l’aumento dei propri stipendi”.
La presenza dell’avvocato Arturo Messere è servita per le questioni tecniche e su un passaggio il legale molisano ha insistito: “A Bari abbiamo rinunciato al confronto con il presidente Frattura, perché ho ricordato che la garanzia per eccellenza è un giudice terzo, in questo caso il giudice per l’udienza preliminare. Di fronte a lui, i miei assistiti, Petescia e Papa, non si sottrarranno a un confronto con il governatore. In quella occasione, dinanzi all’accusa, per noi non c’erano tutte le dovute garanzie del caso”.