Imprenditore finisce nella rete dell’usura, ma trova il coraggio di denunciare: la sentenza di primo grado conferma il “metodo mafioso”
Per i tre uomini accusati di estorsione ai danni di un imprenditore molisano, con l’aggravante del metodo mafioso contestata dagli inquirenti, arriva la sentenza di primo grado del Tribunale di Campobasso, del 3 novembre scorso, che conferma tutto l’impianto accusatorio per il quale i tre finirono in manette lo scorso mese di febbraio.
Dovranno così scontare rispettivamente 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi i due pregiudicati finiti in carcere e 2 anni e 11 mesi il terzo uomo finito ai domiliari. Tutti accusati di aver più volte minacciato l’imprenditore edile che, alla fine, aveva consegnato loro 100mila euro.
Le indagini dell’operazione denominata Red Zone erano state avviate il 22 dicembre 2020, a seguito di una prima richiesta di denaro attraverso il citofono dell’abitazione della vittima.
Alla richiesta era poi seguita una minaccia: “sappiamo dove abiti”. Poche ore dopo una telefonata, con gli stessi toni e argomenti, effettuata da una cabina pubblica di Campomarino e ripresa da una telecamera di sorveglianza.
Il 28 dicembre, con una nuova telefonata alla vittima, era poi stata chiesta nuovamente la somma di 100mila euro da corrispondere per non incorrere in pericoli.
L’incontro tra la vittima e il mandante era successivamente avvenuto il 30 gennaio 2021, quando lo stesso fu ripreso dalle telecamere della Polizia di Stato SCO Molise.
Una volta raccolta questa ulteriore prova, i poliziotti erano intervenuti eseguendo l’ordine di arresto emanato dalla Procura.
“La condanna in primo grado – commentano ora dagli uffici di via Tiberio – conferma l’importanza dell’attenzione che la Polizia di Stato pone nei confronti dei fenomeni di criminalità organizzata cercando di contrastare il diffondere degli stessi sul territorio”.