Il ‘kebabaro’ di Corso Bucci, Singh Tarsem, condannato a cinque anni di reclusione: favoriva la clandestinità dei suoi connazionali che speravano di realizzare il ‘sogno Italia’
GIUSEPPE FORMATO
Singh Tarsem, ex titolare del locale ‘Gold of India’, è stato condannato dal Tribunale Collegiale di Campobasso a cinque anni di reclusione, a una elevatissima pena pecuniaria e a una provvisionale da corrispondere alle parti civili.
Il collegio giudicante, composto dai magistrati Abbate (presidente), Scarlato e D’Onofrio, lo ha riconosciuto colpevole in primo grado dopo tre ore di camera di consiglio di organizzare e promuovere l’arrivo in Italia di cittadini indiani in cambio di una somma di denaro per la sua intermediazione. Per l’indiano anche l’aggravante “di avere favorito la permanenza di cinque o più persone in data antecedente e prossima al 29/06/2011”.
Parzialmente accolta la richiesta del pubblico ministero, il Procuratore Capo Armando D’Alterio, il quale aveva chiesto 15 anni e 200mila euro di multa al termine della requisitoria.
Soddisfazione per i legali che si sono occupati della difesa delle parti civili, gli avvocati Alessandra Salvatore, Piero Neri e G. Talarico.
Singh Tarsem, difeso dall’avvocato Maria Assunta Baranello che ha già preannunciato appello, in cambio di diecimila euro permetteva ai suoi connazionali in stato di difficoltà di arrivare nel Belpaese con la promessa di un lavoro onesto, occupandosi di tutta la parte burocratica per il loro ingresso in Italia, fornendo loro anche un rapporto di lavoro, grazie a datori di lavoro disponibili ad assumere lavoratori stranieri.
Al loro arrivo in Italia, però, il ‘kebabaro’ di Corso Bucci distruggeva i passaporti dei suoi connazionali, che dunque erano costretti a vivere in clandestinità.
Diversi i casi accertati, tutti con le stesse modalità: consegna dei soldi, attraverso un intermediario indiano al momento non identificato ma, all’arrivo degli indiani, Singh Tarsem provvedeva a strappare i documenti e per tutti aveva inizio la situazione di clandestinità.
Nell’aprile e nel settembre 2009 furono, rispettivamente, Rani Mamta e Kaur Amarjit a consegnare diecimila euro a Singh Tarsem. Nel settembre 2008, invece, quest’ultimo e la moglie, Kaur Rajwinder, ricevettero quattromila euro da Kaur Sukwinder, in questo caso anche con l’abitazione in India consegnata a una terza persona a titolo di garanzia.
Tremila euro la somma per arrivare in Italia consegnata da Kumar Jaswinder tra il dicembre 2009 e il gennaio 2010; cinquemila euro a ottobre 2009 ‘spillati’ a Singh Baljinder. Diecimila euro, nel 2008, fu il prezzo da pagare per Singh Parwinder, al fine di realizzare il ‘sogno’ italiano.