Droga: i numeri imbarazzanti di un Molise in cui l’emergenza sociale non è percepita. Le forze dell’ordine chiedono aiuto ai giornalisti per sensibilizzare la popolazione
Sempre più alto il rischio droga in Molise. A parlare questa volta sono i numeri e un appello accorato delle forze dell’ordine ai giornalisti, “affinché vengano accesi i riflettori su una piaga sociale difficile, ma non impossibile da arginare”. Ecco perché, l’idea è quella di un vero e proprio patto da stringere con il mondo dell’informazione per sensibilizzare una popolazione che è ancora lontana da percepire la gravità problema.
Il concetto, che già qualche tempo fa era stato espresso dal Procuratore Nicola D’Angelo, torna oggi in auge. Lo fa nella sede dell’Ordine dei Giornalisti del Molise, dove a tenere una conferenza stampa, oltre allo stesso D’Angelo, ci sono il sostituto procuratore Giuliano Schioppi, il dirigente della Squadra Mobile di Campobasso, Raffaele Iasi, il capitano Vincenzo Di Buduo e il luogotenente Augusto Scoglio.
Nello scorso mese di marzo, sul tema, D’Angelo aveva già avuto un incontro con l’Ordine degli Avvocati, ma i cronisti molisani restano gli interlocutori diretti per accendere i riflettori su numeri sempre più preoccupanti.
1300 sono, infatti, gli ex assuntori gli iscritti al Sert. “La punta di un iceberg – ha detto D’Angelo – se pensiamo a quanti sono quelli che assumono sostanze stupefacenti, anche leggere, e non sono invece iscritti”.
Si tratta di una cifra che pone il Molise tra le principali regioni in Italia per diffusione di sostanze oppiacee.
Tuttavia, la vera emergenza resta anche la scarsa percezione di un vero e proprio dramma sociale che coinvolge intere famiglie. Madri, padri e nonni che devono fare i conti con chi è disposto a tutto pur di racimolare soldi per la droga.
Sgominare il traffico di stupefacenti resta, inoltre, un’emergenza sociale anche in relazione all’aumento dei numeri dei reati. E non solo perché gli assuntori hanno sempre più bisogno di denaro tanto da essere disposti ad assicurarsi il contante con attività illecite, ma anche perché a sguazzare in tale mercato sono le mafie. Le organizzazioni malavitose che hanno radici ben salde in regioni limitrofe al Molise, così come evidenziato da D’Angelo, hanno messo in atto una vera e propria “guerra che avviene sulla pelle di chi muore di overdose”.
A essere interessati non sono solo persone o giovani appartenenti ai ceti più bassi: il fenomeno riguarda anche una grossa fetta di ragazzi tra i 18 e i 19 anni di ‘buona famiglia’ che forse, nemmeno si rendono conto dei rischi che corrono.
“Possiamo arrestare tutti gli spacciatori – hanno detto i rappresentanti delle forze dell’ordine – ma se non arginiamo il numero dei tossicodipendenti, il problema non sarà mai risolto, perché proprio quest’ultimi troveranno un ulteriore modo per procurarsi la droga o, nella maggior parte dei casi, diverranno essi stessi spacciatori”.
Rendere partecipi i giornalisti del fenomeno non sarà di certo l’unica iniziativa posta in essere dagli inquirenti, i quali annunciano controlli a tappetto con i cani antidroga nelle scuole. Proprio il mondo della formazione deve, infatti, essere vicino ai giovani per indurli a comprendere quanto sia prezioso il dono della vita e quanto, invece, la malavita voglia convincerli del contrario, in nome di un profitto economico fondato sulla morte di chi casca nel tranello.
L’appello è, dunque, fare rete, ma soprattutto compiere uno sforzo comune per arginare quei numeri imbarazzanti che riguardano la droga in Molise.