Ciao Mariano: la Cattedrale gremita per l’ultimo saluto al “gigante buono, semplice e pieno d’amore”
La chiesa della Cattedrale della santissima Trinità di piazza Pepe a Campobasso è troppo piccola per contenere tutti coloro che hanno voluto salutare per l’ultima volta Mariano Credico, agente Digos e da sempre precursore del rugby della città. Mercoledì 28 giugno il suo cuore ha smesso di battere nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Teramo, dove era ricoverato da giorni.
Nel pomeriggio di oggi, 30 giugno, in chiesa, dove in tanti, anche provenienti da fuori regione, si sono radunati per i funerali, spiccano le divise della Polizia, ma anche le tante maglie dei Lupi rossoblù della palla ovale. Le stesse che insieme ai fiori sono state appoggiate sul feretro.
Si respira dolore e commozione per la perdita di quello che in molti chiamavano il “gigante buono”.
Nemmeno chi deve celebrare l’ultimo saluto sa bene come trovare un messaggio di consolazione per quanti sono affranti dal dolore. “Oggi mi sono chiesto dove avrei trovato le parole di speranza”, ha detto all’inizio dell’omelia don Angelo Oddi, cappellano della Polizia arrivato dalla Capitale, per ricordare subito dopo come, solo credere nella resurrezione e nel Vangelo serva a provare meno dolore. “Mariano è stato un uomo che ha raccontato, nel corso della sua vita qualcosa di diverso”, prosegue poi descrivendolo come “un gigante semplice, buono e pieno d’amore”.
Uno che ha trovato la forza di reagire nonostante la vita gli avesse tolto qualcosa di importante come il suo lavoro. Mariano, infatti, nel gennaio 2014, dopo essersi ripreso da un malore, grazie a un intervento chirurgico e a una lunga riabilitazione, fu costretto a lasciare il suo posto nella Digos.
Abbandonata la divisa, Mariano, aveva avviato a San Giovanni in Galdo, il suo paese, un allevamento di lumache, che lo rendeva orgoglioso.
“Mi sono chiesto più volte – pronuncia ancora l’officiante – dove Mariano trovasse tutta quella forza. Ora possiamo solo dire grazie per aver condiviso con lui un tratto di strada insieme e raccogliere il testimone che ha lasciato in un ognuno di noi. In tutti coloro che sono qui c’è un pezzettino di lui e, – dice rivolgendosi ai presenti – guardate quante persone ci vogliono per fare Mariano”.
“Ha rappresentato il miglior esempio di una persona semplice, disposta a operare per ciò in cui credeva e per la propria terra”, continua il cappellano pensando non solo alla sua attività da imprenditore, ma anche e soprattutto alla sua passione per il rugby, lo sport che lo aveva visto prima giocatore e successivamente allenatore.
E proprio l’inno degli amici rugbisti, che nelle partite segna l’inizia del gioco, accompagna il feretro all’uscita della chiesa insieme alle auto e alle moto della Polizia. Un rito per esorcizzare il dolore e per rendere omaggio a quel “gigante buono, semplice e pieno d’amore”, il cui ricordo continuerà a vivere in quanti lo hanno conosciuto.