Carcere di Campobasso, una donna agente di Polizia vittima di molestia. Bacio furtivo da un detenuto
Una donna, agente di Polizia Penitenziaria, è stata vittima di molestie da parte di un detenuto egiziano. L’episodio è avvenuto lo scorso venerdì, 14 dicembre 2018, nel carcere di Campobasso.
L’agente di Polizia stava facendo servizio in una zona di transito, dove hanno accesso anche i detenuti della sezione maschile, è stata colta di sorpresa dal gesto inconsulto di un detenuto, già protagonista nell’Istituto di vari episodi di violenza come liti e aggressioni.
L’uomo ha afferrato la donna per le spalle e le ha dato un bacio furtivo.
La vicenda, oltre ad avere come vittima la donna agente di Polizia, riporta alla luce le precarie condizioni di lavoro in cui si trova a lavorare il personale degli Istituti d’Italia e molisani.
Il sovraffollamento delle carceri e la riduzione del personale sono le cause principali che non favoriscono le condizioni idonee per la Polizia Penitenziaria, mettendo a rischio anche la propria incolumità, come in questo caso.
A farsi portavoce del disagio del Personale di Polizia Penitenziaria e denunciare la vicenda di molestia, il segretario generale del S.PP., Sindacato Polizia Penitenziario, Aldo Di Giacomo.
“Noi – dice il sindacalista – siamo disponibili ad aiutare il ministro Bonafede a identificare le maggiori e più gravi emergenze in modo da guadagnare tempo per ripristinare le legittime condizioni di detenzione e al tempo stesso di lavoro per il personale penitenziario che non può certamente occuparsi di tutto anche perché le piante organiche a Campobasso come negli altri istituti sono fortemente deficitarie di personale”.
“Sono convinto – prosegue Di Giacomo – che è possibile tornare al tavolo del confronto e rivedere tutti gli aspetti della riforma Orlando, tenuto conto che è impensabile risolvere i problemi della sicurezza, aggravati dai sempre più numerosi fatti di violenza come le rapine alle ville, le aggressioni agli anziani, con intere zone, quartieri di città in mano a delinquenti ed extracomunitari clandestini, svuotando le carceri e introducendo misure cosiddette alternative e di ravvedimento. Con più malviventi in giro accade esattamente il contrario. Qualora si dovesse continuare solo con proclami senza agire concretamente con interventi legislativi ci aspetterà – conclude Di Giacomo – un anno di dure proteste”,