22 misure cautelari, un arresto in flagranza di reato, più di 160 grammi di dorga sequestrata, bilancini di precisione e 1600euro in contanti. È questo il bilancio del blitz della scorsa notte che si inserisce nella più ampia operazione condotta dai Carabinieri di Campobasso e coordinata dalla Procura del capoluogo molisano, con cui è stata sgominata l’organizzazione criminale pugliese che, da qualche tempo, si era insediata in Molise, con il beneplacito della malavita locale, con la quale aveva stretto un vero e proprio sodalizio.
Ai numeri della scorsa notte vanno, infatti, aggiunti i 16 arresti e le 7 denunce avvenute nel corso delle indagini, durante le quali ci sono stati 20 recuperi di droga.
Un territorio fertile, quello della ventesima regione, per la malavita pugliese che se prima si limitava a rifornire gli spacciatori della regione, da un po’ di tempo, si era insediata nel territorio. I corrieri non dovevano più recarsi nella vicina Puglia per il rifornimento perché le sostanze stupefacenti venivano spacciate direttamente nella regione confinante.
Appartamenti che fungevano da supermarket della droga erano sorti a Campomarino, Termoli, Larino e in ultimo anche a Campobasso.
Qui sui citofoni compariva solo il nome e mai il cognome e la trattativa tra venditore e acquirente avveniva in codice. Nomi propri di persona per indicare le differenti sostanze di cui i venditori erano in possesso: questo il tenore delle comunicazioni che avvenivano per telefono.
Michele ad esempio era il nome usato per l’eroina, Nicola per la cocaina.
Un linguaggio in codice che permetteva a spacciatori e assuntori di intendersi velocemente per stabilire l’incontro nei diversi appartamenti. Qualche volta la droga veniva anche lasciata all’esterno dell’abitazione, nelle fessure delle recinzioni dove, l’assuntore sapeva di poterla andare a ritirare.
Una terra di conquista il Molise, dove il mercato era fiorente. In circa cinque mesi, tra la zona di Campobasso e quella del Basso Molise ci sono state ben 1400 cessioni tra cocaina ed eroina.
Sei le persone a capo di quella che è stata definita una vera e propria associazione a delinquere dedita al commercio delle sostanze stupefacenti: sanseveresi, ma anche molisani.
18 le persone che partecipavano attivamente all’incremento del mercato. Qualcuno di loro, a fine mese, riceveva addirittura lo stipendio per svolgere attività di approvvigionamento presso i fornitori pugliesi, i quali venivano scelti, di volta in volta, in base alla droga che disponevano.
Un sistema consolidato quello sgominato dagli inquirenti. Oltre 200 gli uomini dell’Arma, 11 unità cinofile di Carabinieri e Guardia di Finanza, coinvolte nell’operazione denominata ‘Lungomare’ che, nella notte scorsa, ha portato a effetture 52 perquisizioni, 20 delle quali avvenute in Puglia.
I dettagli del lavoro svolto dagli inquirenti sono stati forniti questa mattina, martedì 30 ottobre 2018, nel corso di una conferenza stampa alla quale ha preso parte il procuratore generale della corte D’Appello di Campobasso, Guido Rispoli, il procuratore capo Nicola D’Angelo, il comandante dei Carabinieri di Campobasso, il tenente colonello Emanuele Gaeta. Presente anche il questore Caggegi e i vertici della Guardia di Finanza.
“Una modalità di spaccio che non pensavamo di trovare in Molise nata da un sodalizio criminale tra pugliesi e molisani”, ha detto Rispoli.
Parole a cui hanno fatto eco quelle di D’Angelo che ha, però, messo in luce come siano stati proprio gli assuntori di droga a collaborare fattivamente alle indagini. “Segno, questo – ha detto il procuratore capo – che in Molise non regna l’omertà”.