Aborto, il Consiglio d’Europa: “In Italia troppi obiettori. Non è garantito il diritto alla salute”. Molise in testa
MARIA CRISTINA GIOVANNITTI
Torna agli onori della cronaca un tema molto delicato, quello sull’aborto volontario e riapre una frattura molto profonda in Italia tra favorevoli e contrari.
Dal 1978 la scelta di abortire, dopo anni di lotte e battaglie, è diventata una legge (legge n.194) che tutela la salute delle donne, permettendo loro, entro limiti di tempo ben precisi, di poter interrompere volontariamente la gravidanza. Il riscontro tra la legge e l’attuazione, in realtà, è davvero drammatica al punto che il Consiglio d’Europa ha tirato le orecchie all’Italia perché ha il numero maggiore di medici obiettori, che rifiutano di praticare l’IVG. La tirata d’orecchie dell’Europa arriva senza mezzi termini: “L’Italia in questo modo, vìola il diritto alla salute”. Non solo, ma è la mozione della Cgil a denunciare anche la condizione di discriminazione che vivono i medici non obiettori: “Vengono palesemente discriminati attraverso vantaggi diretti e indiretti”.
Una stringata che si oppone a quanto detto, lo scorso ottobre, nella Relazione annuale del Ministero della Salute: “Il numero di non obiettori risulta quindi congruo, anche a livello sub-regionale, rispetto alle IVG effettuate, e non dovrebbe creare problemi nel soddisfare la domanda di IVG”. Insomma per la Ministra Lorenzin non c’è nessun problema in materia di aborti volontari: il servizio esiste e viene praticato con soddisfazione.
Peccato che l’Europa non la pensa così e a loro si aggiungono tantissime altre denunce. Lo scorso anno, Sinistra Ecologia e Libertà presentava una mozione in tema di aborto in Italia:l’80% del personale sanitario pubblico e privato è obiettore e non vuole praticare le interruzioni di gravidanza. Addirittura in alcuni ospedali è necessario chiamare personale esterno. La soluzione per Sel è quella di riservare, nei concorsi pubblici, un numero di posti per aspiranti medici non obiettori. Una media di 2 o 3 medici che per struttura si alternano, basterebbe a garantire il servizio.
A livello regionale la condizione peggiore si vive in Molise dove c’è il maggior numero di medici obiettori di coscienza, ovvero oltre l’85%. Sul dato del Molise, anche la Relazione annuale della legge 194 evidenzia il Molise fanalino di coda in tema aborti: su 4 strutture ospedaliere totali solo in 1 si pratica l’IVG, ovvero l’Ospedale Cardarelli di Campobasso.
Questi dati sono drammatici non solo perché limitano la libertà di scelta delle donne ma soprattutto perché stanno incrementando il mercato nero degli aborti clandestini. Così stanno rifiorendo cliniche fuori legge dove non si rispettano le norma igienico-sanitarie, molto rischiose per le donne che tornano a morire di setticemia o restano sterili. C’è unincremento dei farmaci di contrabbando, in particolare la pillola Ru486 che stimola alla espulsione del feto con aborto spontaneo, e delle interruzioni di gravidanza casalinghe, con tutti i rischi che queste pratiche comportano.
Anche il Ministero della Salute, dal 2005 ad oggi con l’ultima relazione, accenna al problema degli aborti illegali: “Per quanto riguarda la quantificazione degli aborti clandestini nel Paese, l’Istituto Superiore di Sanità ha effettuato una stima degli aborti clandestini per il 2012, utilizzando lo stesso modello matematico applicato nel passato. Il numero di aborti clandestini per le donne italiane è stimato compreso nell’intervallo tra 12˙000 e 15˙000 casi, cifre che indicano una stabilizzazione del fenomeno negli ultimi anni” ma nonostante tutto non migliora il servizio pubblico per l’IVG.