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Una lotta di democrazia, giornalisti molisani in piazza per accendere i riflettori sulla crisi dell’editoria. Il Consiglio d’Europa bacchetta Di Maio “contro la pubblicità ai media e i contributi pubblici”

La stampa è alla base di ogni società democratica, ma purtroppo il mondo dell’editoria vive un momento di profonda crisi. Un momento lungo ormai da diversi anni. Migliaia i posti di lavoro andati persi e in Molise, così come altri settori, la crisi è è avvertita ancora più forte.

I giornalisti molisani sono scesi in piazza a Campobasso, nella mattina di venerdì 3 maggio 2019, in occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, proclamata il 3 maggio del 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dietro raccomandazione della Conferenza Generale dell’UNESCO.

Una giornata di sensibilizzazione indetta dall’Ordine dei Giornalisti del Molise, dai Consiglieri Nazionali molisani e dal Collegio dei Revisori dei Conti, durante la quale il giornalista Rai ha ricordato come “sia grave la crisi del mondo dell’editoria, che vede impiegati centinaia di professionisti”.

“Del lavoro del giornalista non può farne a meno una società che si dichiari democratica, perché il giornalista è l’intermediario della realtà rispetto all’opinione pubblica – ha affermato Antonio LupoNonostante gli smartphone la società non può fare a meno dei giornalisti, tanto meno non può farne a meno la democrazia”.

“I tempi della politica e delle istituzioni non coincidono con quello delle imprese – ha proseguito Lupo Più si allungherà il tempo maggiori probabilità ci saranno per condurre alla morte il settore dell’editoria. Questa non è una guerra dei poveri, bensì la politica molisana non ha considerato prioritario il problema”.

Per una volta, i giornalisti, che negli ultimi anni in Molise hanno acceso i riflettori sulla crisi degli altri settori, hanno sollevato un grave problema che coinvolge gli stessi cronisti e tutto l’indotto. Stipendi ridotti al lumicino, aziende editoriali che chiudono. E tante famiglie sull’orlo della soglia di povertà.

Durante la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, a puntare il dito contro l’Italia è stato il Consiglio d’Europa, che nel rapporto annuale sulla libertà di espressione, ha criticato il vice-premier Luigi Di Maio, il cui nome figura tra coloro che attaccano l’indipendenza dei mezzi d’informazione.

“In Italia – si legge nel rapporto – Di Maio ha chiesto alle imprese detenute dallo Stato di smettere di fare pubblicità sui giornali, annunciando piani per una riduzione dei contributi pubblici indiretti ai media nella legge di bilancio 2019″. Due iniziative, secondo il Consiglio d’Europa, che rischiano di indebolire i giornali e l’indipendenza dei media.

Redazione

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