Una mattinata all’insegna della memoria di quelle persone che hanno dato lustro al territorio molisano durante la Resistenza. Due scuolabus puntuali, di prima mattina, in Corso Vittorio Emanuele hanno accolto gli studenti della scuola ‘Colozza’ per un giro storico-culturale nei luoghi simbolo della città di Campobasso che ricordano la lotta di Liberazione.
Gli studenti e i loro docenti, accompagnati dai soci dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), hanno girato le vie del capoluogo, soffermandosi nei luoghi storici.
Quattro le targhe commemorative poste all’attenzione dalle guide dell’ANPI: Cipriano Facchinetti, Giuseppe Barbato, Mario Brusa Romagnoli e Giovanni Palatucci.
Quattro le strade in ricordo di altrettanti avvenimenti: Via Fosse Ardeatine, via XXV Aprile, via Martiri della Resistenza e Largo della Memoria – Largo XXVII Gennaio.
Cipriano Facchinetti, nato a Campobasso nel 1889 e morto a Roma nel 1952, fu giornalista, antifascista, partigiano e uomo politico repubblicano. Medaglia d’argento al valor militare, ferito gravemente agli occhi sul Carso durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1924 fu eletto deputato nel collegio di Trieste, destituito successivamente da regime fascista. Fu scarcerato dopo la caduta di Mussolini. Deputato della Costituente, senatore, ministro della Difesa nel secondo governo De Gasperi. Dal 1945 al 1949 è stato presidente della Federazione Nazionale della stampa e, successivamente, presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’agenzia giornalistica ANSA.
Giuseppe Barbato, nato a Campobasso nel 1917, dopo il 1943 entrò a far parte della 104^ Brigata Garibaldini ‘Carlo Fissore’. Catturato dai tedeschi il 31 agosto 1944, fu ucciso il 30 settembre in aperta campagna a Centallo, vicino alla linea ferroviaria Cuneo-Torino.
Mario Brusa Romagnoli, nato a Guardiaregia nel 1924, morto nel 1945, era un operaio meccanico. Medaglia d’argento al valor militare alla memoria. Ferito tre volte durante altrettanti combattimenti, il 29 marzo 1945 fu ferito e catturato durante un’azione contro un convoglio ferroviario tedesco sulla linea Milano-Torino. A Livorno, in Piazza Ferraris, fu ucciso, il giorno dopo, insieme ad altri tre partigiani.
Giovanni Palatucci, nato a Montella, in provincia di Avellino, il 31 maggio 1909, morto a Dachau il 10 febbraio 1945. Avvocato, funzionario di pubblica sicurezza, medaglia d’oro al merito civile alla memoria, conferita da Scalfaro, nel 1938 fu commissario e poi Questore reggente per gli stranieri a Fiume. Grazie a questo ruolo salvò, in sei anni di servizio, circa cinquemila persone dalla deportazione. Per la sua attività fu arrestato dalla polizia tedesca e deportato nel campo di concentramento a Dachau. Nel 1952 lo Stato d’Israele gli attribuì il titolo di ‘Giusto tra le Nazioni’.
“È stata una bella e interessante mattinata – il commento dell’assessore alla Cultura, Emma de Capoa – che ci ha permesso di riscoprire chi, durante la Seconda Guerra Mondiale, si è immolato per garantire all’Italia libertà e democrazia, su cui ancora oggi si regge l’Italia repubblicana. La quotidianità, spesso, non ci consente di soffermarci nei luoghi simbolo delle nostre città. Lo abbiamo fatto insieme agli associati all’ANPI e agli studenti della ‘Colozza’, davvero interessati alle vicende di queste persone e alle storie raccontate dai ‘ciceroni’ della mattinata. Stiamo portando avanti un ciclo di eventi per ricordare a noi stessi e ai nostri ragazzi da dove arrivano i nostri valori, libertà, democrazia, uguaglianza, giustizia, ovvero dai gesti eroici di giovanissimi, che hanno combattuto per i propri ideali. E a loro deve andare il nostro riconoscimento. Sempre. E, soprattutto, non dobbiamo dimenticare i loro gesti. Imparare dal passato, per migliorare il nostro futuro”.