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“Perché i cittadini devono pagare le ricariche telefoniche dei consiglieri?”, il M5S fa un esposto alla Corte dei Conti sulle bollette salate del Comune di Campobasso

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MARIA CRISTINA GIOVANNITTI

I quattro consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle hanno deposto alla Corte dei Conti un esposto sulle spese telefoniche alquanto anomale fatte dai consiglieri comunali negli anni passati e messe a bilancio. Insomma i cittadini da anni pagano ricariche sim e bollette salatissime dei consiglieri comunali, una vera ingiustizia secondo Paola Felice, Simone Cretella, Luca Praitano e Roberto Gravina, firmatari dell’esposto.

Sono loro ad essere andati a fondo della questione cercando di far chiarezza. La stranezza è subito balzata agli occhi dei grillini quando, nello studio del bilancio di previsione, hanno trovato una voce inaspettata, ovvero quella delle “spese telefoniche dei consiglieri”, già un’ingiustizia che fa sorgere spontanea la domanda: “Perché i cittadini devono pagare le ricariche telefoniche dei consiglieri?”.

Non solo, a questa voce c’è un corrispettivo di ben 40 mila euro da mettere ‘sul conto’ pubblico. I quattro consiglieri hanno così studiato i bilanci del passato ed hanno notato che il tutto parte dalle spese anomale compiute dall’amministrazione nel 2011-2012 quando le bollette dei consiglieri pagati con denaro pubblico sono state davvero da capogiro. A questo punto i penta stellati si chiedono: “Perché nessuno ha controllato queste spese?”.

Motivo per cui hanno recuperato tutti gli atti e li hanno deposti alla Corte dei Conti in modo che, oltre alla possibilità di poter recuperare quel denaro, si possono accertare possibili responsabilità erariali.

Non finisce qui: il Movimento 5 Stelle ha presentato un emendamento per azzerrare del tutto questa voce perché, per loro, è sbagliato di base il principio secondo cui i cittadini devono farsi carico di questa spesa. L’emendamento è stato respinto e sono riusciti ad ottenere solo una decurtazione della somma che, comunque, resta ancora troppo alta che è pari a 25 mila euro. Intanto loro hanno rinunciato a questo servizio.

 

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