A Campobasso si grida al miracolo. Quando questa mattina, 12 giugno, sono iniziati i lavori di manutenzione alla facciata di Palazzo San Giorgio con la relativa sistemazione del grande orologio di Palazzo di Città molti cittadini hanno fatto un due più due che ha portato, però, ad un calcolo errato. E sbagliando l’addizione troppi sono stati quelli che hanno gridato a un miracolo che materialmente sarebbe stato impossibile da compiere. Almeno per i tempi tutt’altro che brevi della pubblica amministrazione.
Il merito dei lavori, numerosi residenti del capoluogo lo hanno, infatti, attribuito al neo eletto cittadino Roberto Gravina.
Per molti, compresi alcuni organi di informazione, sarebbe stato il nuovo sindaco a dare impulso all’iniziativa finalizzata alla messa in sicurezza del palazzo che ospita la sede del Comune, dalla quale qualche tempo fa caddero alcuni calcinacci.
A testimonianza di ciò gli operai a lavoro sono stati immortalati e postati sui social da numerosi utenti della rete. Scatti e commenti che hanno fatto presto il giro del web.
A corredo esclamazioni di consenso per il sindaco e le tipiche 5 stelle del movimento di cui fa parte.
Ora, senza voler togliere nulla a Roberto Gravina e a come la città di Campobasso lo abbia eletto sindaco in maniera del tutto plebiscitaria, gli va riconosciuto come ancora non sia dotato della classica bacchetta magica.
I lavori che hanno preso il via oggi, 12 giugno e cioè solo qualche ora più tardi dalla proclamazione degli eletti, sono infatti riferiti a una determina dirigenziale datata 6 giugno 2019 (numero 1718 ndr). Giorno in cui l’attuale primo cittadino era ancora impegnato nella campagna elettorale in vista del ballottaggio.
Dunque, nessun restyling in vista dell’arrivo di Luigi Di Maio in occasione del Corpus Domini. I lavori urgenti sono stati avviati per garantire la pubblica sicurezza e sono stati messi in cantiere durante gli ultimi scorci della passata legislatura.
Il fatto che siano iniziati oggi è solo una fortunata coincidenza per il neo eletto sindaco che ha dinanzi a sé ben 5 anni per realizzare quel cambiamento tanto auspicato in campagna elettorale.