Il punto sulla politica cittadina di Massimo Dalla Torre: “Viva la coerenza, qualora esista”
MASSIMO DALLA TORRE
Basterebbe soltanto il titolo e chiudere senza alcun commento questo intervento in merito a quello che sta accadendo nel mondo politico molisano: invece no. Consentitemi, tanto per non perdere l’abitudine, una chiosa. Ho titolato la nostra chiacchierata giornaliera utilizzando la parola ‘coerenza’ che, da sempre, è in netta antitesi con un’altra parola ‘politica’.
Una parola che nel Molise trova l’eccezione, in quanto è legata a doppio filo con tutto quello che è figlio degenere della politica. Un legame indissolubile. Un legame che neanche Houdini, il grande illusionista, se fosse ancora in vita, saprebbe slegare. Un legame che si rafforza sempre di più e premia soltanto chi ha capito che se vuole far parte del circolo “Piquick”; deve tradire gli ideali giurando fedeltà assoluta a chi è ai vertici del palazzo; meno male che c’è ancora qualcuno che crede fermamente a quello che fa; mi riferisco ‘ai dissidenti’, che a quanto pare hanno disertato la riunione di maggioranza di Palazzo San Giorgio, almeno queste sono le voci di corridoio per il bene della collettività. Dicevo, coerenza e politica che dopo travaglio piuttosto lungo hanno permesso di assistere al parto della montagna che ha generato il cosiddetto “topolino” anche se quest’ultimo è più pericoloso di “creature” molto più grandi. Una creatura innocua ma che invece, visto i connotati su cui impera, vede l’accentramento indiscusso nelle mani di uno solo, cosa che rasenta il delirio d’onnipotenza. Il quale porterà ancora di più nocumento al Molise sempre più allo sbando, sempre più disorientato; evidentemente questo è quello che meritiamo, visto il disinteresse di chi dovrebbe contrastare cose simili. Per tornare al filo conduttore di quest’intervento. La coerenza che molti sbandierano quale baluardo a difesa dell’identità regionale è un qualcosa di dissonante con quelli che sono i principi insiti nella parola stessa. Una parola da troppi utilizzata. Una parola dietro cui non ci si può nascondere con affermazioni semplicistiche quali: “sono pronto a presentarmi agli elettori; sono tranquillo con me stesso; se ho preso alcune decisioni l’ho fatto per il rilancio dei ruoli istituzionali anche perché è una prerogativa che mi deriva dal mandato affidatomi dagli elettori…” Cose che in una libera democrazia come quella in cui viviamo non si possono accettare; ecco perché farebbe bene chi le ha dette prima di esternarne di nuove a ponderare quello che dice ma soprattutto quello che fa, perché se il risultato è questo, vuol significare che siamo arrivati proprio alla frutta, per giunta senza il cosiddetto “ammazza caffè”, e il conto da pagare è “salatissimo”. Per dare forza a quanto fin qui ho scritto, vorrei riportare il pensiero di alcuni scrittori, saggisti e pensatori sulla coerenza:
L’ultima cosa che mi preoccupa è di essere coerente con me stesso (André Breton);
La coerenza è contraria alla natura, contraria alla vita. Le sole persone perfettamente coerenti sono i morti (Aldous Huxley);
Un atto coerente isolato è la più grande incoerenza (Don Lorenzo Milani);
Una stupida coerenza è l’ossessione di piccole menti, adorata da piccoli uomini politici e filosofi e teologi. Con la coerenza una grande anima non ha, semplicemente, nulla a che fare. Tanto varrebbe che si occupasse della sua ombra sul muro. Dite quello che pensate ora con parole dure, e dite domani quello che il domani penserà con parole altrettanto dure, per quanto ciò possa essere in contraddizione con qualunque cosa abbiate detto oggi (Ralph Waldo Emerson).
A voi giudicare se ho ragione, anche se un detto popolare dice: “Che la ragione è dei fessi”; scusate se è poco!