La parola fine ai doppi turni degli studenti della don Milani è stata messa. Il sindaco dopo le numerose proteste dei genitori questa mattina, lunedì 19 dicembre, ha sciolto le riserve in un’affollata riunione nell’Aula consiliare di Palazzo San Giorgio. Gli alunni della scuola di via Leopardi saranno trasferiti nello stabile di via Gorizia.
Una soluzione che arriva tra le proteste dei genitori e delle minoranze, ma anche tra una resa dei conti tutta politica che ha visto il sindaco Battista rimodulare le deleghe ai propri assessori, compresa quella di Maio all’Edilizia scolastica che il primo cittadino ha rimesso nelle proprie mani.
Dunque, lo stabile che ospiterà gli alunni che attualmente svolgono lezioni pomeridiane alla Petrone rientra nel complesso della scuola media Francesco D’Ovidio. “Si tratta di una scuola sicura per la quale daremo le certificazioni”, ha detto il primo cittadino, Antonio Battista ai numerosi genitori presenti.
“Ora – ha proseguito – la necessità è quella di porre fine ai doppi turni che hanno influito negativamente sulla vita delle famiglie. Parallelamente stiamo lavorando per le opere scolastiche e per gli 11 milioni di euro. Per queste c’è già un primo accordo con la preside, in merito al terreno dell’Istituto Agrario”.
Sulla questione è intervenuto il capogruppo della Coalizione Civica, Francesco Pilone che si è detto non soddisfatto dalle dichiarazioni del sindaco in modo particolare sul parere dell’edificio di via Gorizia che dovrà arrivare dal personale interno al Comune. “Perché per via Leopardi ci si è rivolti al personale dell’Università e ora si fa fronte con quello interno?”, ha chiesto Pilone.
A mostrarsi preoccupato per la soluzione avanzata anche il capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Simone Cretella che ha ricordato come della soluzione relativa a via Gorizia si iniziò a parlare dal mese di agosto, ma l’assessore Maio, in quell’occasione, ricordò che l’edificio avesse bisogno di alcuni lavori per allungare la vita media del plesso di almeno 12-13 anni. “Se calcoliamo che ci vorranno almeno 60 giorni di lavori, l’edificio non sarà pronto prima del mese di marzo”, ha detto Cretella che ha poi messo in risalto come “la storia della città abbia insegnato come i lavori frettolosi siano nella maggior parte dei casi inefficaci”.
Preoccupato per le sorti del quartiere Vazzieri si è poi mostrato il consigliere Alberto Tramontano che ha chiesto di programmare in tempi brevi i lavori alla don Milani perché “diversamente – ha detto – si rischia la sua definitiva chiusura e, con essa, anche la Petrone finirà con il tempo ad avere sempre meno iscritti”.
“Sui lavori a via Leopardi decideremo dopo lo studio di vulnerabilità, a seconda degli interventi che si renderanno necessari”, è stata la risposta del sindaco che ha proseguito – “occorre capire l’entità economica dell’intervento, perché se sarà finanziariamente importante, una soluzione potrebbe essere abbattere e ricostruire”.
“Le scuole devono restare all’interno dei quartieri, perché già oggi c’è un ristagno economico nelle periferie. Quando una scuola viene meno occorrono politiche di integrazione. Perciò non possiamo parlare di fine della ‘Petrone’, perché se così fosse altre scuole sarebbero scomparse. Alcuni passaggi vanno fatti con altri enti e, dopo la commissione, ho un appuntamento col governatore Frattura”.
“Sulla sistemazione e organizzazione, – ha detto ancora Battista – chiamerò l’Ufficio Scolastico Regionale, la Prefettura e i dirigenti scolastici della don Milani e della D’Ovidio. A via Gorizia ci sono 20-22 classi disponibili e noi oggi dobbiamo uscire dall’emergenza. La priorità è far tornare gli studenti a scuola di mattina e noi dobbiamo dare una prima risposta sulla situazione che voi genitori avete messo in luce”.
Battista ha poi evidenziato come la soluzione di un privato non sia stata perseguita perché esiste “una soluzione pubblica”.
“Il privato – ha specificato – sarebbe andato fuori dai confini cittadini con difficoltà indicibili per i genitori. Invece, ora utilizziamo una struttura centrale, addirittura raggiungibile a piedi per chi risiede nella zona di Vazzieri più centrale. Sui tempi degli interventi, infine, – ha concluso il sindaco – mi hanno assicurato la brevità degli stessi, al fine di eliminare i doppi turni, quello che tutti noi vogliamo in via prioritaria”.
Nell’aula di Palazzo San Giorgio sono poi le parole del consigliere Maurizio D’Anchise a scatenare l’ira delle minoranze e in modo particolare di Pilone, sedato dal presidente della Commissione all’Urbanistica, Massarella.
“La questione è stata affrontata in maniera ipocrita da molti, compresi i colleghi di opposizione. La maggior parte delle abitazioni di Campobasso, e parliamo dell’87%, non sono antisismiche, non hanno certificazioni e non sono sicure. Dovete essere contenti se il sindaco vi consegna le certificazioni, dando la prova delle certificazioni di sicure”. Queste le affermazioni di D’Anchise che hanno aperto la querelle in un’aula assediata da genitori non soddisfatti, costretti ora a riflettere su un dato che, invece, è sotto gli occhi di tutti.
gf-fa