Dallo scorso venerdì Campobasso è diventata ‘Città antirazzista’. Lo ha deciso l’aula di Palazzo San Giorgio che ha votato a favore della mozione a firma dei consiglieri di maggioranza, Maurizio D’Anchise, Giose Trivisonno e dal presidente del Consiglio, Michele Durante. In definitiva il documento avanzato dai tre “esprime forte condanna per le politiche di esclusione e discriminazione dell’immigrato, affermando che Campobasso è città antirazzista e dà pertanto mandato di adeguare lo statuto e i regolamenti comunali”.
La mozione che ha ricevuto l’ok dall’assise civica è passata con 17 voti favorevoli e due contrari, non prima di una lunga discussione che ha visto su fronti opposti gli esponenti di maggioranza e quelli di minoranza.
Critici sul provvedimento sono stati i consiglieri di centrodestra, Alberto Tramontano e Francesco Pilone. Ad astenersi dal voto Marialaura Cancellario. Per i tre dell’opposizione il documento è qualcosa di superfluo per una città che più volte ha già avuto occasione di mostrare il suo volto solidale.
“Non è necessario che una città come il capoluogo venga definita antirazzista e tra l’altro lo faccia attraverso una mozione scarna”, ha detto in aula la Cancellario, la quale ha anche rimarcato come il volersi astenere dal voto non significhi condividere principi fondamentali come quelli contrari a ogni forma di razzismo “che – ha detto –fanno parte della mia vita e del mio essere”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Tramontano. “Voto no – ha precisato – ma non sono omofobo”. L’esponente di centrodestra ha però colto l’occasione per mettere sul piatto della bilancia il tema dell’integrazione, ma soprattutto quello dell’accoglienza.
“Su tali questioni – ha proseguito Tramontano – l’amministrazione è chiamata ad analisi serie e non ad aggiungere appellativi che non trovino poi un riscontro reale. I sentimenti di razzismo velato, sono semplicemente figli del lassismo di una cattiva amministrazione”.
Pur accogliendo la mozione ha espresso un parere simile anche l’esponente del M5S, Simone Cretella. Entrambi in aula hanno portato all’attenzione del Consiglio il tema dello spaccio di sostanze stupefacenti che avviene costantemente in Villa Musenga dove tra l’altro si concentra la presenza di migranti.
Lo hanno fatto, riportando all’attenzione dell’aula l’episodio avvenuto solo il giorno prima, durante il quale dalle finestre del Municipio hanno ‘beccato’ alcuni ragazzi spacciare in un luogo che dovrebbe, invece, essere dedicato a famiglie e bambini o al sano divertimento delle fasce più giovani della città.
“Ho anche allertato personalmente le forze dell’Ordine”, ha fatto sapere Cretella che insieme al collega della Lega ha richiamato l’attenzione su un tema caldo soprattutto a livello nazionale. Panorama quest’ultimo dal quale sarebbe scaturito il documento portato in aula dalla maggioranza, la quale ha portato avanti le proprie tesi appellandosisia a Papa Ratzinger che all’esempio antirazzista che negli anni ’60 diedero in America gli atleti Tommie Smith e John Carlos.
Il primo riferimento è del consigliere D’Anchise che lo ha posto in essere come esemplificativo di come “anche un anticlericale possa sostenere battaglie compiute su valori universali”. Il secondo esempio è, invece, toccato al consigliere “sportivo’ D’Elia che lo ha fatto leggendo la storia dei due atleti. Subito dopo per lui applausi e complimenti da parte dei colleghi e dello stesso sindaco. A chiudere la discussione ci ha poi pensato Trivisonno, ricordando ai colleghi il tema della mozione che non era relativo ai Cas.
Con l’ok dell’aula Palazzo San Giorgio decide così di definire Campobasso una ‘Città antirazzista’. Resta il dubbio che i principi sulla carta trovino applicazione tra i gesti e le parole degli abitanti di un capoluogo che, in fondo, solo da poco ha iniziato a fare i conti con culture differenti.