Venerdì santo, Bregantini detta l’agenda della politica e si dice preoccupato per i troppi suicidi in città
Un richiamo, quello relativo alla politica, probabilmente troppo forte se inserito in un evento religioso come quello che si celebra ogni anno il venerdì santo a Campobasso. Più di qualcuno lo ha inteso in questo modo il messaggio dell’arcivescovo Gian Carlo Bregantini che ha parlato davanti al carcere di Campobasso, durante la tradizionale sosta della processione che, da questo pomeriggio, ha attraversato le strade della città.
Dinanzi la casa circondariale dove il lungo corteo, come di consueto, si è fermato per un momento di raccoglimento e preghiera ci sono state prima le parole del cappellano, don Pasquale d’Elia, il quale ha sottolineato l’importanza di chi ogni giorno opera nella struttura di via Cavour, così come il ruolo dei circa 200 volontari. “Il carcere di Campobasso – ha detto don Pasquale – è suddiviso in 4 sezioni. Ospita 12 collaboratori di giustizia e altri 150 detenuti, di cui più della metà extracomunitari”.
Subito dopo la preghiera del carcerato suddivisa in due parti: la prima per raccontare la detenzione come periodo di cambiamento e una seconda dove “i detenuti – come ha spigato il cappellano – hanno aperto il loro cuore al Cristo e alla Madonna”.
Ed è proprio in questa prima parte che dai presenti è stato notato il sottile richiamo alle elezioni in generale. “C’è un tempo per dire e un tempo per fare e non è detto che di mezzo debba esserci una barca, a volte basta uno sguardo a volte basta una scheda elettorale”, sono state, infatti, le parole lette dal detenuto, quest’anno per la prima volta dall’esterno del carcere.
Ma a rincarare la dose, poco dopo, è stato il messaggio dell’arcivescovo. Bregantini alla fine del suo discorso ha, infatti, voluto ricordare le imminenti elezioni. “Il futuro si crea insieme”, ha detto richiamando il decalogo elaborato insieme agli altri tre vescovi del Molise che, molto presto, sarà sottoposto all’attenzione dei candidati presidenti.
Aree interne, viabilità, giovani, rilancio del turismo sono solo alcune priorità dell’agenda dettate dalla chiesa alla politica. Proprio quest’ultima per Bregantini è qualcosa di assolutamente indispensabile per non smarrire la corretta strada. “Mai un popolo senza la politica e mai la politica senza un popolo”, il monito lanciato dall’arcivescovo davanti a una gremita via Cavour.
Prima dello spazio elettorale il metropolita si è anche concentrato su alcune emergenze della città, coinvolta recentemente da tre suicidi e un omicidio. “L’unico caso registrato in dieci anni che sono qui”, ha evidenziato l’arcivescovo.
Ma sotto i riflettori sono finite anche altre problematiche sulle quali la città è chiamata a interrogarsi: droga, alcol, gioco d’azzardo e il dramma della solitudine che, probabilmente, non sono solo gli anziani a vivere. “È troppo facile perdersi, quando abbiamo tre realtà difficili: la mancanza di una meta, le radici smarrite e le relazioni spezzate”, sono state le sue parole.
Infine, anche un appello a non avere paura di chi viene da altre terre. Nel discorso di Bregantini c’è il racconto di un’immigrazione che quasi va a sopperire alla desertificazione di una regione “con troppe culle vuote”.