Il Tar Molise ha annullato l’ordinanza emessa lo scorso mese di gennaio e, sospesa per tutto il mese di febbraio, dal sindaco di Campobasso, Antonio Battista, che limitava gli orari di apertura delle sale slot del capoluogo.
L’ordinanza destò polemiche molto forti tra i gestori: una stretta sul gioco in nome della lupopatia che per i giudici amministrativi difetta della mancanza “di un’apposita istruttoria che giustifichi l’intervento dell’autorità comunale”.
Questo significa che, a corredo della decisione del Comune, ci sarebbero dovuti essere dati certi capaci di “provare ad esempio, l’insufficienza delle misure preventive e terapeutiche poste in essere dalle strutture sanitarie pubbliche rispetto a fenomeni di co-dipendenza psicologica”, o dati che “mettano in luce altre fenomenologie di contesto”.
In questo caso, dunque, il Tar pur riconoscendo la facoltà dei sindaci di disciplinare gli orari di funzionamento delle slot, sottolinea come nel caso del capoluogo, l’istruttoria di Palazzo San Giorgio sia carente di una motivazione basata su dati certi e completi e abbia riportato, invece, solo quelli “parziali del S.e.r.t.-A.S.Re.M., sulla diffusione territoriale della ludopatia”.
A ricorrere al Tar, successivamente all’ordinanza della discordia, erano state due società di gioco, difese dal legale Cino Bellini che ora rivendicano il risultato ottenuto al tribunale di via San Giovanni. Per coloro che avevano impegnato il provvedimento dell’amministrazione Battista si tratta di un obiettivo raggiunto in un “momento storico in cui tali attività sono le più tassate. Pagare il 70 per cento di tasse – dicono – significa mettere a rischio un settore a cui lo Stato, con l’innalzamento della tassazione, si aggrappa per non affondare in un periodo di crisi economica. Così come è avvenuto ancora una volta a Bruxelles nella manovra correttiva dei conti”.