Su 135 dipendenti diretti del pastificio La Molisana, già in 80 hanno aderito al progetto ‘Cura et Labora’ che l’azienda sta portando avanti insieme alla Fondazione Giovanni Paolo II. Un’iniziativa finalizzata a promuovere la salute dei dipendenti sul posto di lavoro, attraverso attente politiche di prevenzione.
“Siamo consapevoli che, – le parole di Rossella Ferro, direttore Marketing de La Molisana – i ritmi di vita così veloci e incalzanti siano per molti un deterrente che disincentiva gli screening ordinari della salute. Ecco perché il progetto, nel quale crediamo molto e per cui ringrazio la Fondazione Giovanni Paolo II, offre controlli e screening direttamente in azienda”.
“Gli esami non saranno uguali a quelli previsti già dal Ministero del Lavoro per le varie professioni, ma si concentreranno in modo particolare sulla prevenzione oncologica e delle malattie cardiovascolari, i cui esami saranno differenziati per età e genere”, ha detto il direttore generale della Fondazione, Mario Zappia che ha posto l’attenzione sugli obiettivi convergenti che l’azienda sanitaria e il pastificio hanno deciso di portare avanti: tutti fondati sul valore delle persone.
Una visione confermata anche da Patrizia Oriente, responsabile delle Risorse Umane de La Molisana che ha ricordato come in un’azienda a conduzione familiare sia ridotta la distanza con i vertici e come si faccia sempre più attenzione ai dipendenti. “Non dimentichiamo nemmeno le storie di giovani colleghi che ci hanno lasciato molto presto a causa di malattie”, ha detto poi Oriente facendo intendere come questo progetto possa essere dedicato anche a chi purtroppo non c’è più.
Il progetto, oltre agli screening, prevederà anche una serie di iniziative legate alla promozione di un corretto stile di vita. “Crediamo che, educando i lavoratori alle buone pratiche, essi possano riportarle all’interno delle loro famiglie, ma anche nel loro cerchio di amicizie e, questo, ha inevitabilmente una ricaduta positiva sul territorio”, ha sottolineato la Ferro. La stessa ha, poi, ricordato come la “responsabilità sociale d’impresa” per l’azienda del capoluogo non sia qualcosa che corre su un altro binario o, magari, un’imposizione dettata dal mercato, ma sia del tutto integrata nell’attività aziendale.
“Migliorare la qualità di vita dell’individuo – ha detto in ultimo Rossella Ferro – significa migliorare anche la realtà produttiva e, per farlo, è necessario andare oltre l’approccio bio-medico o, la salute vista come semplice assenza di malattie. Bisogna, invece, sempre tenere presente una serie di importanti variabili psicologiche e sociali che possono influire in maniera decisiva sia sulla vita del singolo, sia su quella aziendale”.
Intanto, i primi esami del sangue sono stati già eseguiti questa mattina, mercoledì 15 ottobre. Analisi che forniranno una prima visione dello stato di salute dei lavoratori, per poi passare ad altri approfondimenti. Dopo questo primo step i dipendenti saranno indirizzati a svolgere altre attività di screening per patologie oncologiche e cardiovascolari statisticamente tra le più presenti.