San Giorgio, patrono di Campobasso: la ricostruzione storica di Arnaldo Brunale
ARNALDO BRUNALE
Una volta la ricorrenza festiva del patrono di Campobasso, San Giorgio, era molto avvertita dai nostri avi che la onoravano con grandi festeggiamenti, con pranzi ricchi di ogni ben di Dio, con fuochi d’artificio e con una solenne processione che, partendo dall’omonima chiesa romanica a ridosso del castello Monforte, si snodava attraverso le strade del centro storico fino a raggiungere la città nuova sorta attorno alla Cattedrale, per poi ritornare là dove era partita.
Oggi, purtroppo, è divenuta una ricorrenza quasi del tutto insignificante, se si eccettua il solo significato liturgico che la ricorda con Messe ed una semplice processione vespertina.
Ripreso dalla “Rivista delle Tradizioni Popolari Italiane” del De Gubernatis, anno II, Fascicolo 1°, Bologna, 1 dicembre 1894, si riporta un articolo del Cimegotto, che così scriveva sull’origine di questa festa e del perché San Giorgio sia diventato il patrono di Campobasso: “Fra le tradizioni che si conservano nel Molise, una oggi ne riferirò che riguarda San Giorgio, il patrono caro ai campobassani, di cui ricorre la festa il 23 aprile. La sua chiesa sorge modestissima lassù sulla rocca dei conti Monforte, e si contende con quella di Santa Maria della Croce, che sta al basso, il vanto di essere a più antica della città. Narrasi dunque che nelle lotte cittadine dell’età di mezzo, essendo Campobasso presa d’assalto, gli abitanti incalzati dal pericolo ed in preda allo sgomento, volsero al cielo i loro fervidi voti; ma già l’invasione nemica era quasi compiuta quando si udirono le campane suonare spontaneamente a festa, e si vide apparire su bianco palafreno un baldo cavaliere San Giorgio, e sorgere miracolosamente dietro a lui un esercito di guerrieri nascenti – come dice la leggenda – dalle pietre e dai sassi. Era proprio l’esercito celeste, che fu tanto propizio ai crociati del pio Buglione! A quella vista i nemici atterriti si ritirarono e Campobasso fu salva… Attribuito a San Giorgio anche per Campobasso, ho trovato laggiù il miracolo notissimo della liberazione della regale donzella dal morso del serpente (Cf. Pure Ger. Lib. XII, 28 e Orl. Fur., XV, 98), ma si capisce subito che è un’appropriazione indebita. Ho qui voluto farne cenno solo perché anche l’appropriazione indebita mostra lo sforzo che tutti i popoli fanno per accrescere le proprie glorie e per rendere illustri i propri natali. Non è questa una debolezza di tutte le genti e di tutte le età?”.
Questo evento è stato confermato e riconosciuto dalla Chiesa il 16 aprile 1661 con bolla autentica da Mons. Celestino Bruno, vescovo dì Bojano. Nella chiesa della Trinità di Campobasso è conservata una lapide, scritta dal Frangiamore nel 1920, ma contestata dal Tarantino, che così sintetizza il prodigioso evento: “Nelle guerre civili del 1200 San Giorgio Martire con forte esercito appare, le quattro campane della sua chiesa non tocche suonano a tremendo stormo, un cupo fragore di armi si ode, il nemico fugge, i campobassani son salvi. A perenne ricordo A. D. 1920”