A dieci anni dalla scomparsa, Campobasso intitola un giardino ad Alessandro Di Lisio, il parà della Folgore morto il 14 luglio 2009, per l’esplosione di una bomba, durante una missione di pace a Ganjabad, in Afghanistan.
La cerimonia, indetta dalla famiglia Di Lisio con il patrocinio del Comune di Campobasso, si è tenuta questa mattina in via Ugo Petrella, dove è avvenuta l’intitolazione del giardino e lo scoprimento del monumento eretto in Afghanistan dai compagni d’armi e ricondotto in Patria al rientro della missione.
Un luogo, quello scelto, adiacente al Monumento dei Caduti e che, oggi, diviene ancora di più il simbolo di una riflessione sull’importanza della pace nel mondo.
Alla commemorazione sobria ed emozionante hanno preso parte varie autorità. Presente anche il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che ha voluto onorare il sacrificio di un giovane della città di cui lei stessa è originaria. Un ragazzo che ha pagato con la vita l’amore e il rispetto per la Patria.
“Il ricordo – sono state le sue parole – è forte a Campobasso, così come è forte per tutti gli italiani. Oggi ricordiamo un pezzo migliore del nostro Paese che è andato via e che ha lasciato un esempio che va onorato. Il Paese deve sempre ricordarsi chi, dopo un giuramento porta a compimento quello per cui ha giurato: l’amore per la Patria, il rispetto per le Istituzioni e la lotta per la democrazia in tutto il mondo. La libertà a volte costa la vita. Bisogna sempre ricordarlo”.
“La pace – ha detto ancora il ministro – non va mai data per scontata. I nostri militari ce lo ricordano ogni giorno. Noi in Italia la diamo per scontata e non deve essere così. Andare in altri Paesi ci fa capire esattamente questo. Ecco perché deve essere un obbligo per tutti difenderla sempre”.
Commovente il ricordo e le parole della mamma del parà, Dora Pinelli, che ha più volte inneggiato alla pace, così come ha rimarcato il sacrificio di tanti giovani, morti per affermarla nei vari luoghi dilaniati dalle guerre. Tanti anche i ringraziamenti per quanti operano quotidianamente nel nome della Patria.
“Ti ho parlato – ha detto riferendosi ad Alessandro – a voce alta in questi dieci anni, certa che tu eri lì ad ascoltarmi in ogni momento. Con la piena consapevolezza di non poter ascoltare la tua voce, io continuo a parlarti oggi davanti a testimoni importanti che sono venuti ad onorare la tua memoria. Io dovrei scagliarmi con qualcuno, ma oggi non è il giorno delle lamentale o del giudizio. In questo giardino che da oggi porterà il tuo nome, c’è il monumento che i tuoi compagni avevano eretto in tuo onore, sia per ricordare il tuo sacrificio ma anche per tenere sempre presente quanto costa la libertà”.
A corredo dei tanti ringrazimanti anche una frase pronunciata che fa riflettere particolarmente: “Che differenza di statura generale tra voi che difendete la Patria e chi ha solo detto senza mantenere le promesse”.