#CharlieGardARoma. Anche il Comune di Campobasso raccoglie l’appello lanciato da varie associazioni a tutela della vita e, riproposto nel capoluogo, in modo particolare, dal consigliere della coalizione civica, Francesco Pilone. Da domani sera, sabato 8 luglio, Palazzo San Giorgio, dunque, si illumina di blu. Un gesto simbolico per unirsi a quanti stanno cercando di evitare che al piccolo Charlie Gard venga interrotta l’assistenza sanitaria.
“Ma illuminare di blu il Municipio vuole essere soprattutto un modo per dimostrare il sostegno e la vicinanza della nostra città ai coraggiosi genitori che da giorni manifestano la ferma volontà di dare un’altra chance al loro figlioletto”, fanno sapere dall’amministrazione. Tra le finalità dell’iniziativa la possibilità di trasferire Charlie all’ospedale Bambino Gesù di Roma dove si potrebbero tentare altre cure.
La storia del piccolo che divide l’Inghilterra e ora anche l’Italia, mette a confronto, nel più drammatico dei modi, scienza contro speranza. A soli dieci mesi Charlie Gard è al centro di una battaglia legale fra i genitori che vogliono tenerlo in vita nonostante la sua malattia rara e degenerativa e l’ospedale di Londra che, invece, è pronto a staccare la spina ai macchinari, per far cessare quella che considerano un’inutile sofferenza.
Una settimana fa l’ospedale pronto a eseguire la sentenza ha, poi concesso alla mamma e al papà del piccolo ancora un fine settimana con il figlio. Poco dopo è stato l’ospedale Bambino Gesù di Roma a offire assistenza a Charlie, riaccendendo le speranze dei genitori.
L’ospedale inglese, però, si oppone: secondo le sentenze che danno ragione ai medici britannici non sarebbe possibile un trasferimento in una struttura non disposta a staccare la spina ai macchinari.
Al Bambino Gesù, intanto, gli esperti italiani, insieme a quelli americani sono a lavoro per un protocollo sperimentale per salvare la vita al bimbo. Sullo sfondo del dolore e della vita umana resta, tuttavia, per i giuristi la legge e la sua migliore applicazione.
Nel frattempo le associazioni a tutela della vita non mollano e il loro appello approda anche nelle sedi istituzionali, molte delle quali, proprio come accaduto a Campobasso, hanno deciso da che parte stare.