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Campobasso, verso il ballottaggio: gli scontenti il vero ago della bilancia. Senza gli apparentamenti solo accordi sottobanco

Al ballottaggio di domenica 9 giugno 2019, i due sfidanti, Maria Domenica D’Alessandro per il centrodestra e Roberto Gravina per il Movimento 5 Stelle, correranno senza ulteriori liste in appoggio, rispetto a quanto avvenuto al primo turno. 

Una sola lista per Gravina, cinque invece quelle a supporto dell’esponente della Lega.

Insomma, almeno in via ufficiale, nessuno si è voluto schierato per nessuno. Né il centrosinistra, né tantomeno ‘Io Amo Campobasso’, così come i Forconi.

Tra pochi endorsement pubblici, le trattative sottobanco sono aperte e in molti casi vedono più di qualche esponente di questi schieramenti chiedere voti ed esporsi per coalizioni che hanno combattuto fino a qualche giorno fa.

Cosa c’è in ballo? Facile a dirsi: la poltrona.

Un posticino in uno scranno di Palazzo San Giorgio che mediamente, come consigliere semplice, frutta all’incirca tra i 700 e gli 800 euro. 

Con le liste del centrodestra che hanno sfiorato il 50% di consensi, senza tuttavia, raggiungerlo, la composizione del nuovo Consiglio comunale è stata, infatti, rinviata alla prossima domenica.

Scegliere il sindaco significherà, così, stabilire anche chi dovrà sedere nell’aula dell’Assise civica.

In base alla legge elettorale che si applica per i Comuni con più di 15mila abitanti, al primo cittadino che sarà eletto, sarà assegnato un premio di maggioranza del 60%, grazie al quale il sindaco eletto porterà con sé 20 consiglieri.

Conti alla mano, con un’ipotetica vittoria di Gravina, entreranno ventiquattro o venticinque candidati (a seconda del numero di assessori ndr) della medesima lista del Movimento Cinque Stelle, composta da 32 persone.

Con un altrettanto ipotetica vittoria della D’Alessandro, entreranno 20 consiglieri appartenenti alle cinque liste della coalizione (di più in base alla nomina degli assessori ndr), ripartite in base al risultato di ognuna.

In questa ripartizione dei seggi a restare in bilico sarebbero alcuni scranni dedicati al centrosinistra (uno del PD e uno de La Sinistra per Campobasso), nonché quello per la candidata sindaco di ‘Io Amo Campobasso’.

Proprio quest’ultima compagine, in una nota, qualche giorno fa, aveva già fatto sapere di lasciare ai propri elettori totale libertà di scelta. Ognuno, insomma, “dovrà rispondere solo alla propria coscienza”: era stato il messaggio esplicito lanciato in quell’occasione. Bisogna, tuttavia, ricordare come Paola Liberanome potrà avere un seggio a Palazzo San Giorgio soltanto in caso di vittoria di Maria Domenica D’Alessandro.

Nel centrosinistra le uniche voci ufficiali sono state quelle del Presidente del Consiglio comunale uscente, Michele Durante, dell’assessore alla Cultura, Lidia De Benedittis, e dell’ex consigliere e presidente della Commissione Cultura, Lello Bucci. Tutti non eletti e tutti schieratisi per il pentastellato Roberto Gravina, nonostante l’opposizione al veleno che i Cinque Stelle, in questi anni, hanno sempre attuato nei confronti dell’amministrazione Battista.

Tra le fila del Partito Democratico, l’unica differenza sarà la presenza o meno dell’assessore uscente Stefano Ramundo: eletto se vincerà D’Alessandro, fuori da Palazzo San Giorgio se a vincere sarà Gravina.

Insomma, in un clima di totale incertezza a livello nazionale, la partita a livello locale è difficile da giocare e da vincere.

E in guerra, si sa: tutto è concesso. Anche dover rinunciare ai propri ideali. In fondo, l’unica cosa che conta è cercare di entrare in Consiglio comunale.

Con D’Alessandro o Gravina poco importa.

Ognuno porterà l’acqua al proprio mulino.

E in tutto ciò per i cittadini cambierà poco o niente.

Redazione

CBlive

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