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Biblioteca Albino a breve la chiusura per mancanza di volontà e soprattutto di cultura

salvare la bibliotecaMASSIMO DALLA TORRE

In queste ore che sui vari social network, sulla stampa locale, si è levato un grido di sconcerto e d’indignazione vogliamo aggiungere la nostra voce all ’indirizzo di chi è acculturato, privo di sensibilità e soprattutto cosparso di ignoranza crassa. Ingredienti che hanno portato a morte sicura quello che è il patrimonio letterario molisano. Un patrimonio che non può essere abbandonato a se stesso. Un patrimonio che racconta la storia di una comunità che naviga a vista specialmente quando si parla e si scrive di cultura. Un qualcosa d’inaccettabile e incomprensibile che la dice lunga di come ancora una volta l’apparire, che questa volta è palese, è meglio di essere. Condizione che porta a doversi arrendere dinanzi a logiche che non sono accettabili specialmente se si pensa che senza cultura non c’è futuro; e il futuro del Molise è segnato da tempo. Un futuro senza basi, in cui domina la non certezza fatta esclusivamente di menefreghismo che alimenta la volontà di affossare ancora di più l’essere e lo riporta ai primordi. Essere senza spina dorsale costituita non da ossa ma da piccoli tasselli di pagine di cui nessuno può fare a meno; ecco perché ci ribelliamo alla decisione di privare la città di un’agorà, anche se la parola riferita a Campobasso è grossa. Una città che, se si dovesse arrivare a serrare i cancelli della struttura di Via D’Amato e Via Garibaldi, è bene che si nasconda con la speranza che la dabbenaggine non valichi i confini regionali, cosa di cui dubitiamo fortemente. Vivere senza cultura è uguale a non vivere, non perché mancano i sostentamenti ma perché la non possibilità di avere un punto di riferimento per la mente significa cancellare volutamente un tratto di quello che è stato. Due aspetti importanti che si nascondono dietro inaccettabili scuse legate forse ad una parola che va di moda: la spending rewiew. Scuse meschine che insultano chi in anni di dedizione nel silenzio,  ha cercato di dare una dimensione superiore a quello che è. Scuse dietro cui si cela la non comprensione che il patrimonio librario è l’humus di una comunità. La quale, visto le cose come stanno, sarà costretta a breve, almeno che non si trovi la soluzione,  a dover leggere sulla porta d’ingresso di questa città in cui domina il non senso, il cartello con su scritto: Fallimento perché la cultura non si apprende in biblioteca ma… a voi il luogo più idoneo, qualora esista un luogo simile specialmente in città.

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