Storie di giovani / Premio De Andre’ 2014: c’è anche un gruppo molisano in finale. Intervista a ‘La suonata balorda’
MARIA CRISTINA GIOVANNITTI
Non è affare da poco se il concorso musicale nazionale, alla sua tredicesima edizione, porta il nome del grande luminare genovese Fabrizio De Andrè; parliamo del Premio De Andrè 2014 “Parlare di musica”. Una vera vetrina dalla quale emergono i migliori talenti musicali e cantautori, un’occasione davvero importante per il gruppo campobassano La suonata balorda – Alessio Guarino, batteria, Angelo Botticella, contrabbasso, Pierangelo di Grappa, hammond tastiere, Antonio Mastrogiorgio, voce e chitarra – nato nel 2010 e con già tante soddisfazioni alle spalle, arrivato in finale dopo una scrematura di ben 700 artisti in gara.
La suonata balorda concorre con il video “Magari fumando”, girato in modo amatoriale in sole due ore e mezza presso Morrone del Sannio e Bonefro e che può essere votato sul sito Repubblica.it . E’ il giovane cantautore del gruppo, Antonio Mastrogiorgio, a raccontarci la storia de La suonata balorda e della bravura degli altri musicisti.
La Suonata Balorda, quando e come nasce? “La suonata balorda muove i primi passi più o meno nella primavera del 2010. Abbiamo cominciato strimpellando, giocando, come fan tutti; ma con l’ambizioso, improbabile, folle progetto di costruire e portare in giro un repertorio composto quasi esclusivamente da brani inediti. Ci siamo complicati ancora di più la vita, sposando, col tempo, un’idea di “canzone” che non per forza deve far ballare, saltellare o pogare. Anche quello, ma non sempre. E questo non vuol dire essere mosci o tristi, al contrario… Ci sono idee di “ritmo” diverse da quelle più in voga, non per questo meno valide. Basta sintonizzare l’anima. Puoi bene immaginare che in piccole realtà come le nostre, e non solo, certe scelte possono equivalere, in men che non si dica, a un fallimento totale. Ci abbiamo provato, tra alti e bassi. Siamo riusciti a resistere e insistere, grazie all’umiltà e all’autocritica, senza mai prenderci troppo sul serio, accattivandoci così l’attenzione di un piccolo seguito di pubblico, non di nicchia ma abbastanza variegato e trasversale, che contiamo di accrescere di giorno in giorno”.
Che genere di musica suonate? “Ovviamente partiamo da un’idea di canzone d’autore dove il testo ha un certa centralità. Spesso queste non si prestano facilmente a categorizzazioni. E la cosa ci stimola. Non ci poniamo il problema di appartenere a un genere piuttosto che a un altro, soprattutto in fase di arrangiamento. La musica per noi è un pò come la vita; non è tutti i giorni uguale. E’ un po’ un’accozzaglia di umori, sensazioni, colori e situazioni. Non può essere solo blues, o swing, o ballads d’amore. Ci piace mescolare e variare, decisamente. Passiamo con molta sfacciataggine da una milonga a un pezzo di surf music. L’importante è seguire un filo conduttore”.
Chi è il cantautore del gruppo e come nascono i vostri testi? “L’autore delle canzoni sono io, ma il grosso del lavoro viene svolto in sala prove, con tutti i componenti. Ognuno ci mette del suo. Non potrebbe essere altrimenti, siamo un gruppo. Adesso finalmente abbiamo trovato un assetto più o meno stabile. Un’ossatura forte, con musicisti di livello che fanno un gran lavoro. Le canzoni non nascono sempre allo stesso modo. Non seguo un processo creativo definito. Certe volte vengo fuori musica e parole insieme. Ma purtroppo non è sempre così. Magari parto da qualche frase appuntata o suonicchiando la chitarra”.
Avete un’artista a cui vi ispirate? “E’ inevitabile avere dei riferimenti. Ne abbiamo tanti. Chi ci segue di solito ne indovina qualcuno. Il trucco però sta nel cercare ispirazioni anche al di fuori del mondo musicale…in un film, in un libro, in una personaggio reale o inventato che sia. Basta non fossilizzarsi solo su certe idee, con il rischio di diventare patetici, ma in questo siamo abbastanza attenti”.
Un gruppo molisano alla finalissima del Premio De Andrè 2014 è già un successone per tutta la regione. Come siete arrivati a questo concorso nazionale? “Abbiamo semplicemente risposto al bando dal sito dell’associazione e quindi inviato delle tracce audio con la documentazione richiesta. Non ci aspettavamo di essere scelti. Hanno aderito diverse centinaia di autori. E’ stato un grande piacere, soprattutto aver superato il live delle semifinali guadagnandoci quindi un posto nella finale di Roma. Non è stato facile. Il livello degli artisti in gara è abbastanza alto”.
Gareggiate con il video ‘Magari fumando’, com’è nato e dov’è stato girato? “In realtà gareggiamo con il brano, non con il video. La faccenda del video riguarda solo una targa messa in palio dall’organizzazione e da Repubblica.it. Ci sarà un concerto a Roma, tra artisti in concorso e ospiti vari, dove solo la giura decreterà il vincitore. Hai fatto bene a farmi questa domanda, molti equivocano.
Per quanto riguarda il video la sua realizzazione è stata assolutamente estemporanea e naif. Infatti non è un granchè, anzi. Ci hanno chiesto del materiale. Non avevamo tempo a sufficienza per programmare, realizzare e consegnare qualcosa di migliore, così abbiamo improvvisato. Ci dobbiamo accontentare di questo. In futuro contiamo di lavorare a videoclip degni di questo nome”.
Intanto a breve uscirà anche il vostro primo album auto prodotto “Sentimento da cantina”, quanta molisanità c’è in questo vostro primo disco? “Per fare un battuta potrei dire che di molisanità nel disco c’è n’è fin troppa, dal momento che è stato prodotto con pochi soldi e molta approssimazione, e registrato a febbraio uscirà solo alla metà di settembre. Scherzi a parte possiamo dire che c’è in “sentimento da cantina” una buona dose di molisanità. Inevitabile. Non bisogna fermarsi a quella però. Spesso ci dicono che parliamo di provincia, e in parte è vero, anche se è abbastanza riduttivo. E’ un po’ come dire che Manhattan di Woody Allen è un documentario su un distretto di New York. La provincia, nelle nostre canzoni, altro non è che un’ambientazione, un contenitore di vita. Spesso si racconta la provincia si, ma per raccontare la vita. Solo così puoi dare un’idea dei nostri piccoli borghi che non sia quella stereotipata di posti fuori dal mondo, di presepi incantati e anche un po’ sfigati. La vita è una, in un paesino del Molise come a Tokyo. Non ci sono vite di serie b. E’ solo un discorso geografico. Spesso, quando fai canzoni, cerchi di raccontare quello che vedi, quello che vivi. Ma la suonata balorda non è solo questo”.
Oltre al Premio De Andrè, avete partecipato ad altri contest? “Si, abbiamo avuto modo di partecipare a diversi contest e concorsi in Molise e non solo, tutto con ottimi risultati. Comunque sempre esperienze piacevoli, formative. In futuro vogliamo dedicarci prevalentemente a premi di rilevanza nazionale come il “De Andrè””.
Quanta strada ha ancora da fare il Molise, secondo voi, a livello musicale, per dare spazio ai giovani talenti? “Il Molise non riesce a dare spazio a migliaia di disoccupati e indigenti, figuriamoci se può occuparsi dei vari aspiranti musicisti. Francamente oggi come oggi non credo, per tutta una serie di motivi, che ci sia la possibilità di creare un circuito musicale in Molise. Nelle altre regioni la situazione non cambia di molto. Certo è che “si suona meglio”, c’è più fermento, ci sono più posti per fare musica e quindi più pubblico e molte più opportunità che nel nostro caro piccolo Molise. Di sicuro i musicisti in Italia non se la passano troppo bene. Peccato”.
Come fare per votarvi? “Dal sito di repubblica.it o eventualmente tramite la nostra pagina facebook. Vi ricordo inoltre che tra pochi giorni esce il nostro disco. Chi fosse interessato può seguirci e contattarci da facebook, dal sito www.lasuonatabalorda.it, dalla mail info@lasuonatabalorda.it e anche venirci a trovare di persona ad un concerto, al bar o durante una prova, insomma dove volete, noi siamo sempre a disposizione”.
La finale si articolerà in due serate, tra il 19 e il 20 settembre, nella piazza romana intitolata a Fabrizio De Andre’. Tra gli ospiti, nomi noti come Fiorella Mannoia.