Sepino, alla ricerca della statua perduta di Santa Cristina del 15° secolo
LUCIANA IAMARTINO
Andrea Ferrante, coordinatore del Comitato Festa Santa Cristina dal Gennaio 2016 a dicembre 2018, sempre impegnato alla ricerca di aneddoti legati alla storia della Santa Patrona di Sepino, ora alla ricerca dell’antica statua in pietra di Santa Cristina risalente al Medioevo che negli anni ’60-’70 era posizionata nei pressi di Palazzo Giacchi, oggi casa municipale.
L’avvocato Ferrante ci racconta come sia nata la curiosità di ricercare indizi riferiti al trafugamento della statua avvenuta negli anni ’70.
Insieme a Cristino Brini, da tempo componente immemore anch’egli del comitato in questione, compagno di avventura in questa ricerca specifica, definiti “cacciatori di ricordi”, decido di iniziare la ricerca.
Ferrante racconta come sia nata “la curiosità sia nata quest’estate, durante i racconti inerenti il nostro territorio che abbiamo messo in scena a luglio con il titolo ‘Pillole di Storia’. Parlando con Pasquale Giordano, amministratore del gruppo facebook “Sepino nel Cuore”, è venuto fuori il discorso riguardante la statua rubata negli anni ’70. Giordano ci ha consigliato di fare una raccolta fondi per riprodurre la statua basandosi sulle antiche foto in nostro possesso, a testimonianza di una rinnovata devozione. La mia risposta è stata quella di capire, in primis, le vicende storiche legate alla statua: il mio primo pensiero è stato quello di recuperare il fascicolo delle indagini che presumevo fossero state fatte subito dopo il furto. Il parroco, don Antonio Arienzale, non aveva informazioni in merito al furto della statua, ci ha detto solo che era una statua medioevale, che era stata rubata sicuramente prima della sua investitura sacerdotale avvenuta nel 1976. Quindi avevamo solo questo dato. Il passaggio successivo è stato quello di ricercare informazioni nell’archivio della Caserma dei Carabinieri di Sepino. Il Maresciallo Ciarmoli ha dato subito la sua disponibilità. La mia mente già correva oltre, perché pensando di ritrovare il numero del fascicolo con la denuncia di reato, ci si sarebbe potuti recare in tribunale per avere maggiori informazioni. Lo scenario ipotizzato era che il fascicolo fosse stato archiviato per mancanza di prove e, quindi, povero di informazioni”.
Dalle ricerche effettuate in caserma con il Maresciallo Ciarmoli, è emerso che non vi era alcuna denuncia di reato: sono state ritrovate altre denunce di furti di minore importanza, ma sulla scomparsa della statua non vi è nulla.
La ricerca è andata avanti perché don Antonio, parroco di Sepino, ricorda che il furto della statua avvenne la stessa notte del trafugamento di quella di Santa Lucia, custodita nel santuario di Sassinoro, sempre di origine medioevale. Ferrante e Brini si sono recati a Sassinoro, dove il parroco, don Gennaro, ha dato loro ulteriori informazioni: la statua di Santa Lucia fu rubata la notte del 10 ottobre del 1974, data riportata negli archivi del Santuario di Sassinoro. Quindi, sicuri di questo, le ricerche in caserma sono continuate con dati certi, ma negli archivi ancora un’altra volta non è risultata alcuna denuncia. Probabilmente negli anni ’70 non si aveva tanta sensibilità del valore artistico che poteva avere quella statua.
La devozione era stata sempre indirizzata verso le due statue presenti nella chiesa e, probabilmente, non verso quella esposta esteriormente al sacrato, perché si reputava non avesse un grande valore religioso. Dalle testimonianze orali, sappiamo che la statua risale al basso Medioevo, finemente lavorata con pietra locale e da artigiani locali, donata alla chiesa dalla famiglia Rescigno e, prima ancora, era stata ritrovata nel giardino della famiglia Volpe.
Se questa statua, forse, non fosse stata donata, ma rimasta in possesso di un privato, oggi l’avremmo ancora nel nostro comune. Con molta probabilità, la statua era posta in prossimità della porta d’accesso dell’attuale piazza dedicata a Lucio Nerazio Prisco. Si suppone che il furto sia stato commissionato da un collezionista di opere in pietra, che possa essere stata posta all’interno di un giardino probabilmente partenopeo. Si sta valutando di segnalare ai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale che ha sede a Roma, la scomparsa della statua in questione, perché ogni anno il suddetto nucleo, pubblica le opere trafugate e spesso nelle retate si riescono a ritrovare pezzi smarriti. Chissà se tra qualche anno possa essere ritrovata anche la statua di Santa Cristina?
Don Antonio Arienzale non esclude di commissionare una copia della statua originaria ad un artigiano locale, nonché rinomato scalpellino sepinese, il quale già ha dato la sua disponibilità, ma per il momento ci sono altre priorità, dice il parroco di Sepino – come il perfezionamento e l’inaugurazione del Museo dei Paramenti Sacri e il restauro del campanile della chiesa Madre di Santa Cristina. E nonostante siano trascorsi molti anni, ci si chiede ancora: “Chi l’ha vista?”.