Installazione ‘Il corpo e l’anima della terra’: la visione anti nostalgica del Molise secondo Matteo Patavino. A Larino è possibile visitare la mostra del Gal Innova Plus
Venti fotografi pro o aspiranti tali, un musicologo, una robusta dose di entusiasmo e tanto Molise da reinterpretare secondo codici artistici limpidi, cioè non contaminati ma comunque ben amalgamati nell’effetto percettivo finale.
La mostra-installazione “Il corpo e l’anima della terra”, aperta a Larino fino a domenica prossima non è soltanto l’evento conclusivo di un concorso fotografico nato da un’idea del Gal Innova Plus. E’ piuttosto un mezzo attraverso il quale il curatore, Matteo Patavino, prova a stimolare una nuova visione del Molise e del suo bel paesaggio.
L’obiettivo delle immagini raccolte su pannelli espositivi che fungono da culla alle installazioni realizzate dallo stesso artista originario di Colletorto è un’area geografica precisa: il Basso Molise e la zona del Fortore. I fotografi hanno espresso una significativa sintesi della civiltà rurale di quei luoghi, delle tradizioni, degli angoli remoti del presente. E’ un po’ la fotocronaca lineare del Molise di provincia visto da chi, senza alcuna indicazione, ha liberato non solo l’estro ma pure il proprio senso di appartenenza più o meno marcato. La fotografia e il paesaggio, nudi e puri, verso la reinterpretazione di un territorio su cui si spendono a volte troppe parole e che invece può e vuol far parlare di sé nel modo più naturale e asettico possibile.
“Ho lavorato sull’installazione finale mettendo insieme vari punti di vista – spiega il curatore della mostra e musicista Matteo Patavino –. L’intento è quello di ricomporre un racconto sociale capace di ricostruire il tempo storico”.
Patavino ha sonorizzato il suo esperimento, fornendo ulteriori motivi di spunto al visitatore e seguendo il lento alternarsi delle immagini. “Sono mie composizioni appositamente realizzate per questa mostra” ha proseguito il pianista che, solitamente, si diletta con l’apprezzato duo L’Arcano (Donato) Patavino.
Se la foto è il mezzo di transito, i suoni sono strade da percorrere lungo i sentieri sterrati della tradizione e dell’ambiente bassomolisani e fortorini. L’idea è quella ormai collaudata di rileggere il territorio attraverso le immagini e i suoni, ma c’è una differenza rispetto alle iniziative già viste nel recente passato alle nostre latitudini: è l’elemento multimediale a supporto di un punto di vista totalmente libero da prescrizioni e pregiudizi. In questo quadro, le installazioni di Patavino poste al centro della sala Pilone di Palazzo Ducale, sede della mostra, rappresentano strumenti di destrutturazione del territorio e spunti di riflessione in un Molise futuribile.
“E’ uno sguardo rivolto oltre – ha concluso Patavino – una visione complessiva senza riferimenti al passato, così da poter eliminare dallo spettro delle percezioni visive e uditive qualsiasi tipo di effetto nostalgia”, sensazione di cui, per altro, il Molise attuale non ha alcun bisogno.
“Il corpo e l’anima della terra” è aperta fino a domenica prossima, nel weekend anche il pomeriggio.