Immigrati, c’è chi chiude le porte all’accoglienza. A Petrella Tifernina vince la paura del futuro, ma la scelta dei Comuni non è così “libera”
Venti sono, infatti, i centri Sprar che ospitano i richiedenti asilo e ben 74 i Comuni in provincia di Campobasso e 43 in quella di Isernia che ospitano nuclei di residenti regolari non inferiori a 10 unità. Ma con i continui sbarchi anche altri comuni, si interrogano sulla possibilità di offrire accoglienza attraverso gli Sprar, ovvero il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati istituito in seguito a un protocollo d’intesa del 2001 stipulato dal Ministero dell’Interno, dall’ANCI e dall’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR).
In una piccola terra che più di altre sta soffrendo la crisi economica, nonché l’incapacità politica per il rilancio del paese, l’accoglienza inizia a fare i conti con le paure, soprattutto quelle relative al futuro e all’occupazione, vero e proprio miraggio dei molisani. E così queste paure emergono con forza dai tanti cittadini del piccolo territorio regionale che incontrano i sindaci per dibattere sulla questione, nonostante nel nuovo piano nazionale dell’accoglienza e nella linea dura imboccata dal Ministero degli Interni, quella di ospitare rifugiati sia quasi una scelta obbligata.
Ad esempio, proprio in un piccolo centro come Petrella Tifernina è il primo cittadino, Alessandro Amoroso a sottolineare di come i suoi concittadini “non vogliano aderire a forme di accoglienza che prevedano in pianta stabile l’introduzione di migranti all’interno della propria comunità”.
Il sindaco lo afferma nel resoconto dell’incontro che, nella sala Museale del paese ha radunato ben 200 persone (su una popolazione di poco più di 1100 abitanti ndr).
Un’assemblea partecipata e dai toni accesi, con molti interventi, ma soprattutto con molti interrogativi. Infatti, dopo la premessa sugli iter che compiono le persone che arrivano in Molise, cosa viene richiesto ai comuni molisani, cosa è un progetto Sprar, la parola è passata ai cittadini.
“A Petrella non c’è una struttura pubblica, né locali appropriati per poter dare ospitalità a lungo termine, non c’è contezza di quanti migranti possano arrivare, tantomeno per quanto tempo, per cui una prima risposta che è stata data dalla popolazione – racconta il sindaco – è non possiamo accogliere”.
Al di là dell’aspetto umanitario continua, infatti, a crescere la diffidenza verso comportamenti violenti, e soprattutto verso la mancanza di progetti regionali a dare, oltre l’accoglienza, una prospettiva di futuro. “E proprio questo tema – dice Amoroso – ha scatenato la discussione più accesa”.
“Non ci sono in regione politiche di lavoro, né di ricollocamento, né prospettive di futuro per i nostri giovani, che stanno vivendo una seconda immigrazione, verso gli stati europei in cerca di futuro, come possiamo pensare di poter ‘mantenere’ gli immigrati? E perché dovremmo entrare a far parte di un sistema di ” arricchimento” economico, non certo a vantaggio dei paesi?” Sono state queste in definitiva le tesi a sostegno del no all’accoglienza. Qualche affermazione a favore di chi scappa da condizioni di vita troppo precarie pure non è mancata, anche se in definitiva la decisione presa alla quasi unanimità è stata il “no” all’accoglienza.
“Non siamo un popolo che non ha amore verso il prossimo”, ha sottolineato il sindaco dopo l’incontro.- Basti pensare che gli immigrati che attualmente sono in una struttura di accoglienza nel vicino comune di Castellino del Biferno, quotidianamente si recano a Petrella, frequentano le nostre scuole e la nostra parrocchia”.
Ma il futuro in paesi così piccoli e abbandonati del Molise inizia davvero a far paura a chi sembra aver perso uno sguardo in prospettiva e con esso dimenticato anche la parola accoglienza, che lo Stato, invece, non inizia più a considerare una libera scelta di cittadini e amministratori.