Goletta Verde assolve il lungomare nord di Termoli. Nei pressi del depuratore parametri “nei limiti”. Critica la situazione sul resto della costa molisana
Era un verdetto molto atteso quello della Goletta Verde di Legambiente. L’imbarcazione ambientalista dopo la sosta a Termoli ha sentenziato, “sul lungomare nord Cristoforo Colombo parametri nei limiti”.
In effetti la notizia non può che rincuorare tutti coloro che in questi mesi si sono lamentati per l’annosa questione del depuratore. Eppure la questione Termoli ha rappresentato quasi un caso nazionale per Goletta Verde. Trentacinque sono state infatti gli appelli degli utenti termolesi a Legambiente situazione del depuratore di Termoli. E da quanto si è appreso nell’incontro con la stampa, è il primo caso in tutta Italia proprio in quanto a segnalazioni da parte dei cittadini.
Legambiente ha effettuato i prelievi lo scorso 25 luglio. La situazione rimane critica a livello regionale: con il passare degli anni infatti non è cambiato nulla, il che denota il poco interesse da parte delle istituzioni alle sorti del mare e dei fiumi della regione.
Le acque della costa molisana sono risultate “fortemente inquinate” a Campomarino, “inquinate a Montenero” ed “entro i limiti” sul lungomare nord di Termoli.
“Sui tre campionamenti eseguiti lungo le coste molisane, in corrispondenza delle foci di fiumi e scarichi di depuratori, – fanno sapere da Legambiente – due risultano fuori dai limiti di legge e, di questi, uno è “fortemente inquinato”.
È questo, quindi, l’esito del monitoraggio effettuato in Molise da Goletta Verde, la storica campagna ambientalista dedicata all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata grazie al sostegno del Consorzio obbligatorio degli oli Usati e dei partner tecnici NAU e Novamont, presentato questa mattina, lunedì 1° agosto a Termoli da Manuela Cardarelli, presidente Legambiente Molise, Angelo Sanzò, del direttivo del Molise, Rossella Muroni, presidente Legambiente, e Katiuscia Eroe, portavoce Goletta Verde.
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e sono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
A risultare fortemente inquinata è la foce del fiume Biferno. Ciò conferma una situazione invariata rispetto agli anni precedenti a causa della presenza di scarichi non depurati o illegali. Entro i limiti, invece, i risultati del prelievo effettuato presso il lungomare Federico II di Svevia, all’altezza del civico 43. “Inquinato” il giudizio emerso dal campionamento alla foce del fiume Trigno.
Inoltre, visti gli episodi di inquinamento che dal 20 al 22 luglio hanno portato all’estensione del divieto di balneazione sino a 600 metri dalla foce Sinarca, i tecnici di Goletta Verde hanno campionato il punto riscontrando una elevata carica batterica tale da risultare “fortemente inquinato”. Nonostante la presenza dei cartelli con il divieto, l’area era comunque frequentata dei bagnanti.
“Quello compiuto da Goletta Verde – commenta la presidente Rossella Muroni – è un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce un’istantanea utile per individuare i problemi della depurazione e ragionare sulle soluzioni. Il nostro lavoro vuole denunciare i gravi problemi che il nostro paese ha sul fronte della depurazione dei reflui dove, spesso, a farne le spese sono i cittadini. Sono passati dieci anni dal termine ultimo che l’Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi, termine che non è stato rispettato tanto da provocare due condanne e una nuova procedura d’infrazione a danno del nostro Paese. Secondo il rapporto della ‘Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche’ – ha poi concluso la Muroni – la multa in arrivo sarà di circa 185 milioni di euro, la più alta in Italia”.
“I monitoraggi della Goletta Verde in Molise – ha spiegato la presidente Manuela Cardarelli – hanno verificato lo stato di salute dei tratti di mare interessati dalle foci di fiumi e dallo sbocco di uno dei depuratori della regione. A fronte dei campionamenti effettuati ci preoccupa il fatto che a distanza di anni la situazione sia rimasta sostanzialmente invariata. Auspichiamo, invece, un’inversione di tendenza per la nostra regione che può concretizzarsi solo attraverso un lavoro sinergico da parte di tutti i Comuni, sia costieri che dell’entroterra. Riteniamo inoltre decisiva l’adesione alla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume, strumento di programmazione strategica e negoziata che punta alla tutela e alla corretta gestione delle risorse idriche e della valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico”.
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 32 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale e nel 2015 ha raccolto in Molise 830 tonnellate di questo rifiuto pericoloso, evitandone così la possibile dispersione nell’ambiente. L’olio usato, che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli, è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 90% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi – ha infine spiegato il presidente del COOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.