Cronache marziane / In tanti esultano per la Brexit e per il possibile effetto domino: quando l’italiano diventa un immigrato nella terra che dà lavoro a migliaia di cittadini del Belpaese
CRISTINA SALVATORE
Il popolo sovrano ha deciso: la nazione che vuole abbandonare l’Europa è… la Gran Bretagna! Non è un reality show ma probabilmente chi ieri votava per il “leave” e il giorno dopo c’ha ripensato, ha preso la questione un po’ troppo alla leggera, come fosse un gioco in tv, una finzione. Invece ha vinto il “leave” al referendum sulla Brexit e il pensiero, all’indomani di quello che la democrazia ha sancito, non può non ricadere sulle conseguenze che si ripercuoteranno sui cittadini di tutto il mondo, con particolare riguardo ai tanti conterranei residenti nel Regno Unito. Sono moltissimi i lavoratori e gli studenti nostrani che da anni svolgono le loro attività nella patria del Fish&Chips, che hanno messo da parte preziose sterline anche solo per realizzare il sogno di una vacanza verso mete esotiche o, semplicemente, per comprare casa. Invece, oggi, le speranze hanno lasciato il posto a dubbi e incertezze: la svalutazione della sterlina potrebbe comportare, nel lungo termine, licenziamenti e gravi crisi finanziarie? Se i timori diventassero realtà, con molta probabilità i nostri compaesani saranno presto costretti a chiedere sia un permesso di soggiorno che un permesso di lavoro per rimanere in quel di Londra. Insomma, saranno obbligati ad affrontare una serie di problematiche burocratiche ed economiche che fino ad ora si pensava riguardassero solo i rifugiati di guerra. Per non parlare dell’infausto caso in cui si fosse costretti ad un urgente ricovero presso il Royal London Hospital, per dire! Con una altissima probabilità, tagliandosi il dito mentre si sbucciano patate in un english pub, una scappatina al pronto soccorso potrebbe costare come un intervento di mastoplastica additiva in America o un innesto di capelli in Italia. Addio anche al sogno di potersi iscrivere in una delle prestigiose università britanniche come Oxford: adesso, con la Brexit, gli studenti che non fanno parte dell’Unione Europea, non potranno avere tasse agevolate e saranno costretti a pagare rate che, detto tra noi, se uno avesse avuto tutti quei soldi, al posto di studiare magari avrebbe condotto la vita scanzonata di Paris Hilton per l’eternità.
E cosa accadrà in un futuro prossimo agli inglesi che decidessero di venire a compare due caciocavalli a Capracotta? Anche per loro il viaggio è destinato a diventare un’odissea burocratica che annaspa tra passaporti, permessi di soggiorno e scelta della compagnia aerea con licenza di volo sopra lo spazio (aereo) unico europeo.
E pur riuscendo a passare i confini, con il ribasso della sterlina riportarsi indietro due rosette integrali vuote è già tutto l’oro del mondo. Un quadro abbastanza preoccupante che va ad intaccare l’economia globale. E lo sport? Cosa ci si può aspettare adesso? Con le leggi comunitarie i lavoratori/calciatori possono spostarsi liberamente all’interno degli Stati membri, ma da questo momento in poi i giocatori extracomunitari non risulterebbero in regola.
E cosa ne sarà della ricerca scientifica? Il Regno Unito ha usufruito di ingenti risorse economiche, versando al fondo europeo circa 5,4 miliardi di euro e incassandone ben 8,8. Ingaggiando tantissimi ricercatori stranieri (italiani inclusi), la Gran Bretagna è riuscita ad accumulare il succo pecuniario derivato dalla spremitura a freddo di questi cervelli in fuga. Quindi si può anche dire addio a quella tanto famosa crema antirughe vegetale, made in England, che fa sparire pure le impronte digitali, per sempre, e stucca ogni tipo di fessura distribuita sul corpo.
Una serie di eventi a catena che andranno a toccare ogni tipo di fascia sociale, di ogni settore e in tutte le parti del mondo. Non bastando la Gran Bretagna come esempio per tutti, esiste (e resiste) ancora chi si augura un referendum simile, con eguale responso, in Italia. Tipo le fazioni pro Salvini. A questo punto mi sono anche chiesta come sia possibile sposare le idee del capo del Carroccio, in generale, e in una regione del sud, in particolare. Il mio particolare è il Molise. Dopo il trattamento che lui, Salvini, il suo partito e i suoi sostenitori hanno sempre riservato a tutti noi meridionali (prima che gli extracomunitari ci sostituissero in questa fantastica classifica di chi puzza di meno e chi di più), non è un po’ come prepararsi due chili di pasta all’uovo, con la trippa fritta, subito dopo essere stati operati per occlusione carotidea? Ci si fa del male da soli e lo si fa anche a chi ci assiste.
Dicono che, una volta uscita dall’Europa, l’Italia sarà libera di piantare filo spinato ovunque: confini ben delimitati che argineranno il problema dell’immigrazione; ma se si dovesse tornare davvero alla Lira non sarebbe possibile comprare neanche due metri di recinzione, insufficiente pure per recintare l’orto condominiale! A quel punto saremmo costretti a partire per scappare dal disastro che l’uscita dall’ Europa comporterebbe e proveremmo l’ebbrezza di essere, a tutti gli effetti, gli stessi extracomunitari che in tanti non vorrebbero. Sì, pure Salvini e salviniani. Tutti extracomunitari.
Per fortuna ogni coscienza deve fare i conti con quelli che sono “i diritti umani”; diritti inalienabili che ogni essere umano possiede dalla nascita al di là della collocazione geografica disegnata da immaginarie linee di confine. Linee che, nel momento in cui vengono superate da noi occidentali per andare a cercare speranza fuori, ci fanno entrare nella categoria “cervelli in fuga”; se invece vengono superate da chi scappa da una guerra (causata da noi occidentali), gli consentono di continuare ad appartenere alla categoria “palle al piede”. Sarebbe allora opportuno ricordare almeno un paio di questi diritti, per esempio quello alla libertà individuale, il diritto alla vita e il diritto ad avere un’esistenza dignitosa. E sarebbe bello ricordare che, dalla notte dei tempi, l’unione fa la forza.