Cani e gatti in città: cattiva gestione dei fondi e pochi servizi. Legambiente denuncia dati in negativo per Isernia e Campobasso
MARIA CRISTINA GIOVANNITTI
Nonostante il tema legato agli animali, negli ultimi anni, abbia sviluppato una maggiore sensibilità civile, continua ad esserci una cattiva politica e sempre meno investimenti per cani e gatti di strada che porta, di conseguenza, ad una cattiva gestione dei fondi e pochi, o quasi nulli, i servizi offerti. Questo è quanto emerso dal IV Rapporto Nazionale ‘Animali in città’ dove, sulle politiche di gestione di cani e gatti randagi, il Molise ne esce come una delle regioni peggiori.
Partiamo dalla città di Isernia che rientra, a livello nazionale, nella rosa dei 5 comuni che gestiscono peggio i fondi per i servizi ai cani e gatti. Sono i comuni che dichiarano di spendere di più per gli ‘animali in città’ ma che poi, a conti fatti, offrono scarsi servizi: la città pentra è al terzo posto con una media di 7,7 euro. Non è da meno il capoluogo molisano che, invece, è incoronato per una pessima informazione relativa al tema ‘animali in città’. Dall’indagine è emerso che il 68,2% dei comuni ha rivelato di conoscere il numero complessivo dei propri animali iscritti all’anagrafe canina, riportando in media un dato che equivale ad un cane ogni 10/ 15 cittadini residenti. Questa la media nazionale che, invece, registra un trend negativo per Campobasso, seconda solo a Taranto, poiché la media è di un cane ogni 231 residenti, di cui si ha scarsa informazione.
Ai cani e gatti la politica dedica una blanda attenzione, incrementando il fenomeno del randagismo. A peggiorare il tutto vi è la normativa con leggi disomogenee e per la maggior parte ignorate e così, di conseguenza, vi è scarsa informazione sul tema e sempre minori controlli sul territorio. Le aziende sanitarie per circa l’89 percento dei casi non controlla le strutture di accoglienza per cani e gatti, abbandonati al proprio destino perché, secondo la stessa denuncia di Legambiente, pochissimi sono gli enti radicati sul territorio nazionale ad assicurare servizi di qualità o a saper risolvere le varie problematiche. Tante soluzioni che potrebbero tamponare il problema randagismo, come per esempio la formula ‘cani di quartiere’, si rivelano inefficace perché vi è totale ignoranza in materia da parte delle stesse amministrazioni locali.
Il Rapporto si conclude evidenziano la necessità urgente di arrivare ad una visione ed una strategia condivisa tra le istituzioni per risolvere il problema degli amici a quattro zampe che vagano per le città.