LUDOVICA COLANGELO
Assunta Legnante, medaglia d’Oro a Londra nel 2012 e alle Olimpiadi Paralimpiadi di Rio De Janeiro, ha incontrato gli studenti del capoluogo per una lezione di vita: nessun assioma che può essere acquisito sui testi, piuttosto un esempio tangibile di chi non si è mai arreso alle difficoltà.
Nel PalaUnimol, in occasione di un incontro promosso dal Cus, questa mattina, giovedì 20 ottobre 2016, l’atleta soprannominata “Cannoncino” è stata la protagonista di un evento capace di veicolare un messaggio importante e, cioè che lo sport può essere la chiave di accesso ad una realtà priva di diversità.
La Legnante con ironia ed umiltà ha, infatti, raccontato la sua storia, il momento della disabilità e le sue vittorie. La giovane campionessa, inoltre, nell’intervento, ha riconosciuto grande valore allo sport e alle ultime Paralimpiadi di Rio.
“Il mio amore verso lo sport – ha detto – è iniziato da giovanissima quando ancora potevo vedere. I miei ricordi più belli sono legati ai Giochi della Gioventù e alla partecipazione con la selezione della mia scuola. Ho praticato diversi sport, e tutti mi hanno trasmesso una grande gioia di vivere. Quando poi nel 2010 ho iniziato a comprendere che pian piano sarei arrivata alla cecità assoluta non mi sono scoraggiata ed ho iniziato una nuova stagione sportiva, indirizzandomi principalmente verso l’atletica ed il settore dei lanci entrando nella grande famiglia del Cip intorno al 2012. Da questo punto di vista – ha proseguito – le cose per me sono apparse molto più semplici visto che il gesto tecnico era già fissato nella mia mente e nel mio fisico. Dovevo solo fare a meno della vista. Era la stessa Assunta di sempre, avevo le stesse potenzialità di prima ma con una marcia in più, con una voglia di vincere maggiore. Grazie poi al supporto del mio compagno e della mia famiglia sono arrivata dove sono oggi, vale a dire – ha concluso la Legnante – a stringere tra le mie mani la medaglia d’oro olimpica di Rio 2016 del getto del peso”
Un momento di riflessione in cui poi i percorsi di vita difficili, raccontati anche dagli altri ospiti presenti, si sono incrociati in nome di un’unica grande lezione che vede il mondo dello sport composto da esseri umani con il diritto di coltivare i propri sogni e obiettivi, andando oltre le difficoltà.