“Ora C siamo davvero. Un nuovo sogno che inizia nell’istante esatto in cui un altro si è appena materializzato. La Covisoc ha dato l’ok definitivo. Ma è soltanto l’ultimo dei gol di una lunga stagione che ci ha visti esultare ma anche soffrire, sudare, combattere. Insieme. Ecco il nostro segreto, la chiave di questo successo: il ritorno tra i professionisti del Campobasso è stato un entusiasmante gioco di squadra. In campo e fuori”. A scriverlo, in una nota, pubblicata sul sito del club rossoblù è il presidente del Campobasso, Mario Gesuè.
“Un lavoro che affonda le proprie radici in tre anni di sacrifici acuiti da una pandemia mondiale che ha inizialmente interrotto la corsa verso il traguardo che meritavamo, una crisi globale che ha quasi azzerato gli incassi, che ha tolto certezze e risorse e ha rischiato di tagliarci le gambe. Un’emergenza sanitaria che ci ha tenuto lontani dai nostri tifosi, un percorso ricco di ostacoli. Eppure siamo stati più forti, non abbiamo mai mollato. E quell’abbraccio della gente rossoblù, che abbiamo sempre sentito al nostro collo anche quando i gradoni erano malinconicamente vuoti, ce lo siamo goduto fino all’ultima goccia di passione durante quella magica notte al ritorno da Rieti. La squadra che giunge a Selvapiana tra ali di folla è l’immagine che dimostra ciò che ho sempre sostenuto: questa regione, oltre ad avere potenzialità importanti, ha amore viscerale per i colori rossoblù – prosegue Gesuè – In campo non è mai scesa una squadra, ma un intero popolo. E ora intendiamo farlo capire all’Italia intera. Tutti dovranno sapere che quella maglia sarà onorata da ragazzi orgogliosi di indossarla. Non serve andare lontano per capire come scrivere la nostra storia. Michele Scorrano sarà il nostro esempio: dai campi polverosi di periferia fino ai palcoscenici importanti come l’Olimpico di Roma, dove annullò un campione quale Bruno Giordano stringendo il coltello tra i denti. Il Campobasso non rappresenterà una terra che non esiste, ma un Molise che è invece fiero della propria identità, dei propri valori, delle proprie tradizioni, della mentalità caparbia e coraggiosa di chi intende affermarsi a ogni costo. Giocheremo in un campionato con nomi che fanno tremare i polsi, ma Campobasso e il Molise non hanno paura di nulla: ci faremo rispettare ovunque. Non partiremo mai sfavoriti. Possiamo essere geograficamente piccoli, ma abbiamo un cuore immenso. E questo farà la differenza”.
!Prima di tuffarci in questa meravigliosa avventura mi sia consentito un pensiero per chiunque ci abbia sostenuto – conclude il numero uno dei lupi – Un ringraziamento forte alla squadra, al mister che ha svolto un lavoro egregio, al dsDe Angelis che ha mostrato serietà e competenze, allo staff, ai dipendenti, ai dirigenti e ai tifosi. Un grazie speciale va a Raffele De Francesco e Luigi Mandragora, uomini fidati seri e instancabili lavoratori. Abbiamo raggiunto questo obiettivo anche grazie alla fiducia che i nostri partner commerciali hanno riposto in noi. Li voglio ringraziare sentitamente: per loro ci sarà sempre posto, nel Campobasso calcio e nel mio cuore. Per chi non ci sarà invece mai posto è per traditori, falsi e bugiardi. Se oggi siamo tra i professionisti è perché noi – in ogni momento, anche quello più complicato, anche quando tanti ci davano addosso – siamo sempre stati uniti. E ora, a maggior ragione, dobbiamo continuare a esserlo. Abbiamo sempre risposto in silenzio con i fatti, anche al fuoco amico. Dobbiamo combattere fianco a fianco per continuare a crescere. Io non ho dubbi: il meglio deve ancora venire”.