Il calcio, in Italia, arriva laddove non arrivano gli altri fenomeni sociali: unisce. Almeno quando si vince. La dimostrazione si è avuta nel pomeriggio di lunedì 27 maggio 2016, quando Campobasso si è svuotata già dalle 17,30 per vedere in televisione la partita degli Azzurri contro i campioni in carica della Spagna.
Case affollate, aperte ad amici e parenti, bar affollati e strade deserte. Anche i più accaniti lavoratori, per un pomeriggio, hanno fatto un’eccezione, incollandosi al televisore per assistere alla partita più difficile che potesse capitare agli Azzurri di Conte.
Il silenzio di un’atmosfera insolita, per un pomeriggio di inizio estate, è rotto dal gol di Chiellini. Poi, un’ora di religioso silenzio fino al gol della liberazione di Graziano Pellè, attaccante salentino che per trovare fortuna, fatte le valige una decina d’anni fa, ha giocato in Olanda e in Inghilterra.
Il 2-0 in zona Cesarini ha mandato in estasi gli appassionati Azzurri e al triplice fischio finale la liberazione della gioia tra le vie del centro di Campobasso. Dal silenzio il fragoroso suono dei clacson col Tricolore liberato al vento delle auto sfreccianti lungo via Roma.
Il calcio è anche questo, inteso come fenomeno sociale: per una volta, fieri e orgogliosi, tutti uniti sotto la bandiera italiana.
Prossima partita: sabato 2 luglio alle ore 21. Gli sportivi italiani aspettano con ansia di poter battere ancora una volta, in una competizione ufficiale, la Germania che la cancelliera Merkel vorrebbe vedere in cima all’Europa in qualsiasi settore socio-economico-sportivo.
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