La cosiddetta ‘ciliegina’, complemento e completamento di una torta di per sé già particolarmente deliziosa. La Molisana Magnolia Campobasso completa il suo mercato (ed il proprio roster) in vista della terza stagione consecutiva nel torneo cestistico di A2 femminile.
Il club del capoluogo lo fa andando a pescare nel mondo del college basket americano, portando all’ombra del Castello Monforte, Camille Joy Giardina, un’esterna statunitense dal cuore molisano, per l’esattezza di San Martino in Pensilis: fattore, o meglio antico legame di sangue, che l’ha portata ad accettare senza mezzi termini le lusinghe della formazione di coach Mimmo Sabatelli.
ANCIENT PROUD Infatti, è stato proprio dal centro bassomolisano che partirono, direzione Atlantico, Antonio Milito e Leontina Faustina, bisnonni materni dell’ultimo innesto sul fronte dei #fioridacciaio. Sulla scia di questa linea di ascendenti, il club campobassano ha attivato le pratiche per la cittadinanza italiana così da acquisire lo status, in primis, di ‘comunitaria’ e, forte delle sue qualità, anche quello di italiana a tutti gli effetti, trattandosi di un elemento che potrebbe finire nei radar della nazionale maggiore del nuovo corso nell’ambito dei confronti di qualificazione agli Europei di Francia e Spagna del 2021. Un itinerario virtuoso che potrebbe regalarle, peraltro, anche lo status di prima molisana inserita in una selezione di squadra senior tricolore, traguardo legato peraltro anche alla celerità del percorso amministrativo di una pratica ora nelle mani degli uffici di palazzo San Giorgio, il municipio campobassano.
NUMBERS AND FACTS Oltretutto, a dar manforte alle qualità della giocatrice di Orlando in Florida (la città di Disney World), ma nata nel Connecticut, sono le cifre di una carriera universitaria che ne ha fatto un faro per il Florida Southern College. Guardia di 174 centimetri, Giardina fa della sua esplosività e delle sue qualità nell’uno contro uno il proprio marchio di fabbrica. La sua capacità di andare a canestro nelle modalità più disparate la rende un punto di riferimento assoluto tanto più per il suo killer instinct nei momenti più intricati delle contese. Diciannovesima marcatrice della Division 2 della Ncaa con 19,8 punti di media a partita, Giardina è stata la top scorer della propria conference (Sunshine State), in cui, con la propria squadra, si è imposta per due stagioni consecutive con un record, nell’ultima annata, di ventiquattro gare vinte a fronte di sole tre perse. Nel complesso, nella sua carriera universitaria, sono stati 1.939 i punti messi a segno che l’hanno resa quarta nella classifica all time delle realizzatrici del suo ateneo, tanto da ricevere la menzione nel quintetto All America e vincere, contemporaneamente, il titolo quale mvp di conference, vedendo ritirato – a conclusione del suo percorso accademico – il proprio numero (il 22) da parte del college con la sua maglia, tra l’altro, esposta nella hall of fame del basket femminile a Knoxville, in Tennesse.
FAMILY AFFAIR Per Giardina, arrivata venerdì scorso in Italia a Roma all’aeroporto di Fiumicino, già tanto lavoro al PalaVazzieri unitamente ai diversi adempimenti burocratici da sbrigare.
«Campobasso? Ha davvero un ambiente unico – argomenta l’esterna rossoblù – mi sento a casa, in famiglia. Sono tutti molto calorosi e gentili ed è per me un’emozione davvero unica, molto piacevole. Poter giocare nella terra dei miei avi mi trasmette una tale carica e non vedo l’ora di poter iniziare questa nuova avventura».
SCORING MORE Di se stessa, come giocatrice, parla senza mezzi termini evidenziando una qualità ben precisa, che emerge netta anche dai numeri e da un percorso che ne ha fatto, negli anni, una vera e propria ‘macchina da tiro’, come testimoniato dai suoi allenamenti all’insegna di sequenze di canestri realizzati senza soluzione di continuità.
«Mi piace realizzare – argomenta – e cerco di dare il mio supporto alla squadra provando a dare quello che è il più ampio contributo offensivo possibile».
E che sia avulsa, tra l’altro, al tipico formalismo e alle leggi della scaramanzia del basket europeo lo si intuisce anche quando, senza alcun tipo di remora, fissa l’obiettivo per se stessa e per la squadra in vista della stagione in arrivo. «Il traguardo? Uno solo. Ossia conquistare il campionato».
Situazione che, nel suo caso, porterebbe a rafforzare, tra l’altro, l’antico adagio popolare del ‘non c’è due senza tre’.
SUPPORTER CORNER Un ultimo pensiero, l’ultima arrivata in casa rossoblù, vuole dedicarlo al numeroso e sempre caloroso pubblico del PalaVazzieri.
«Adoro giocare in impianti con tanto pubblico al seguito e grande calore. Mi trasmettono la giusta carica in partita e la voglia di superarmi e puntare a dare il massimo».
Del resto, per chi come secondo nome ha quello di Gioia, poter far vivere una soddisfazione enorme ai sostenitori campobassani ne fa un po’, facendo il verso a quello che era il soprannome dato al centro dei New York Knicks Patrick Ewing, una woman on a mission.
Indipendentemente dalla lettera iniziale, maiuscola o minuscola, del termine gioia.