Mario Gesuè lancia le ambizioni del Campobasso: “In un anno rifondato il club con un milione e mezzo di euro. Sarà una società economicamente sostenibile”. Obiettivo serie C: “Da soli non si va lontani, serve l’aiuto di tutti”

GIUSEPPE FORMATO

Mario Gesuè si è presentato a città e tifosi. Una lunga conferenza stampa a distanza di un anno dal suo arrivo a Campobasso. Il legale rappresentante della Halley Holding, la società con sede a Lugano, proprietaria del club rossoblù, ha raccontato un anno di storia rossoblù, proiettando lo sguardo all’imminente futuro.

Accolto tra gli applausi dei tanti supporter presenti, Gesuè ha precisato come “spero che gli applausi arrivino a fine stagione per i risultati raggiunti”.

“Siamo orgogliosi di continuare la nostra avventura in una città e a capo di una società dalla storia importanti – ha affermato il patron del LupoSono stati 365 importanti per capire tante cose del posto in cui ci troviamo a fare calcio e tante sfaccettature sulla società rossoblù. Siamo arrivati un anno fa per provare ad aggiustare un giocattolo che funzionava male”.

“Ci siamo messi in gioco con l’esperienza imprenditoriale che abbiamo alle spalle – ha spiegato GesuèFino a qualche anno fa, anche ai massimi livelli, il calcio lo faceva il presidente, che, con amore per la propria città, orgoglio, passione, sacrifici e, spesso anche per restituire qualcosa alla comunità, gestiva il club. Oggigiorno, il calcio è cambiato ai massimi livelli, come nelle categorie inferiori. Occorre essere bravi a creare un circolo virtuoso per avere ricavi, con i quali reinvestire per puntare a fare sempre meglio”.

“In 365 giorni, fino al 30 giugno 2019, questa proprietà ha sottolineato Mario Gesuè – ha investito più di 1.450.000 euro, tutti soldi transitati per le casse societarie, necessari sia per portare avanti la stagione che ci ha visti costruire una squadra e mezza sia, e soprattutto, per ripianare i debiti tra vertenze, fornitori non pagati e buchi di bilancio. Tra pre e post firma i conti non sono tornati. Oggi lo dico col sorriso sulle labbra, perché è passato un anno e siamo ancora qui. Ma quello che ci era stato prospettato all’atto della firma non è stato conforme a quanto è emerso durante la gestione della società”.

“Il primo anno – ha proseguito il rappresentante della Hally Holding – è servito per risistemare le fondamenta, necessarie per la ricostruzione. L’obiettivo di quest’anno è creare una società solida, economicamente sostenibile, che rappresenti un patrimonio dell’intera città, a prescindere da chi, in futuro, sarà il proprietario del club”.

“Una società economicamente sostenibile – ha spiegato il numero uno dei lupi – poggia su quattro piedi, proprio come una sedia, tutti di pari importanza. La proprietà deve fare la sua parte, ma anche imprenditori locali, istituzioni e media devono recitare il proprio, importante, ruolo da protagonisti”.

“Le istituzionile parole di Gesuè – devono assicurare che le strutture siano idonee per le grandi ambizioni di questa società. Nell’ultima stagione pensare alla serie C, con le problematiche legate allo stadio in cui giochiamo, sarebbe stato utopistico”.

Col sorriso sulle labbra e con soddisfazione, Gesuè ha spiegato come, insieme a Luigi Mandragora e al diesse De Angelis, abbia percorso 800 chilometri in una giornata per assicurarsi le prestazioni dell’attaccante Danilo Alessandro, “l’attaccante più forte della serie D, categoria in cui ha giocato solo nell’ultima annata col Cesena”. Classe 1988, Alessandro ha giocato col Grosseto in serie B, con Pro Piacenza, Virtus Francavilla, Casertana, Real Vicenza, Taranto e Cesena in serie C, giocando in carriera 311 partite con 100 gol all’attivo. Nell’ultima annata, è sceso in campo 38 volte, segnando 18 reti, contribuendo da assoluto protagonista alla risalita del Cesena in serie C.

Una battuta Gesuè l’ha riservata anche all’ex capitano dei lupi, Minadeo, con cui “c’è un periodo di riflessione da entrambe le parti”.

“Le porte, per chi ha scritto la storia di questa società, restano aperte – ha concluso Gesuè Non si è assolutamente chiuso il libro dell’avventura di Minadeo col Campobasso, ma è si è soltanto voltato pagina”.

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