PIERPAOLO TANNO
Conoscenza, accettazione e integrazione. Queste le tematiche che sono state affrontate durante il convegno ‘Sprar: un modello di integrazione vincente’ che si è svolto nella Sala della Costituzione di Palazzo Magno ieri, mercoledì 20 ottobre.
L’evento, organizzato dalla Provincia di Campobasso, da un lato ha voluto favorire la conoscenza della realtà dei richiedenti asilo e rifugiati nel nostro Paese, in un momento in cui l’attenzione dell’opinione pubblica italiana, seppure fortemente sollecitata dalla problematica dell’accoglienza dei migranti, è disorientata spesso da informazioni fuorvianti, dall’altro si è voluto offrire uno spaccato sui progetti Sprar in Molise, a quasi due anni dal loro avvio.
Presenti all’iniziativa i tanti giovani rifugiati, ospiti delle strutture di accoglienza sul territorio, e gli studenti delle scuole superiori di Campobasso.
L’obiettivo dell’incontro è anche quello di favorire un incontro culturale e generazionale tra i giovani studenti del territorio con i loro coetanei di altri Paesi.
Per l’occasione è intervenuta la Direttrice del Servizio Centrale Sprar, Daniela Di Capua, che ha esposto una panoramica nazionale dei progetti finanziati. “Lo Sprar – ha detto – è un dei modelli migliori che favoriscono l’integrazione dei rifugiati e richiedenti asilo o, come dovrebbero essere definiti oggi, titolari di protezione internazionale. Oggi in tutta Italia il sistema d’accoglienza attualmente ospita 93.608 profughi, tra centri governativi e strutture temporanee regionali e come sistema Sprar – ha proseguito – abbiamo finanziato 428 progetti da nord a sud. I centri accolgono tutti i rifugiati, ovvero coloro che sono fuggiti dal loro Paese per colpa di una persecuzione personale, ai sensi della Convenzione di Ginevra, dovuta alla razza, alla religione, nazionalità, alle ideologie politiche o appartenenza a gruppi sociali”.
“All’interno di ciascun progetto – ha precisato ancora – sono inseriti percorsi di formazione che mirano ad accelerare e favorire l’inclusione nelle comunità. Corsi di formazione linguistica, prima di tutto, e corsi professionali per insegnare ai tanti giovani presenti un lavoro, oltre che all’assistenza legale e sanitaria di cui necessitano.”
Molto toccante la testimonianza del giovane ganese Mamadi Sawo che ha raccontato il suo lungo cammino per arrivare in Italia attraversando deserti, guerre e morte senza acqua e cibo per oltre una settimana. “Ho sempre desiderato venire in Italia – ha dichiarato il giovane – perché da noi l’Italia è vista come un paese accogliente e rispettoso dell’altro, per questo voglio ringraziare tutti voi italiani per quanto avete fatto per noi. Mi piacerebbe rimanere in Molise per il calore che mi ha dimostrato le gente. Vorrei solo far capire che siamo tutti uguali”.
A seguire sono state numerose le domande degli studenti molisani rivolte ai loro coetanei provenienti da altri continenti, mossi dalla volontà di conoscere meglio le loro storie e capire che il colore della pelle non è importante in una società multietnica.