La primavera è la stagione in cui la natura si risveglia in tutta la sua meraviglia. Gli animali escono dal torpore del rigido inverno appena trascorso e sono pronti per iniziare una nuova fase del ciclo della vita. Gli uccelli si preparano a costruire caldi nidi in cui poter deporre le uova e i mammiferi scavano tane sicure per i loro cuccioli. È dunque facile, nel periodo che va da fine aprile a giugno inoltrato, imbattersi in animali selvatici che apparentemente possono sembrare abbandonati o in difficoltà. In realtà, spesso ci troviamo di fronte a piccole creature ancora in fase di allattamento o svezzamento, che si erano semplicemente nascoste in attesa dell’arrivo della loro mamma o che stavano esercitandosi nei primi voli o nella caccia. Capita di frequente, soprattutto in città, di incontrare un piccolo riccio in giardino o un passerotto ancora implume sotto la siepe di casa. Ebbene, quando ci si trova davanti a situazioni del genere, a meno che l’animale non sia gravemente ferito in maniera evidente, o nel mezzo di una strada, bisogna evitare di toccarlo o di spostarlo. La madre segue la sua prole costantemente e grazie ai sensi più sviluppati di quelli dell’uomo, riesce ad individuare esattamente il luogo in cui si è rifugiato il suo cucciolo. Lasciando il nostro odore su di lui faremo in modo che i genitori smettano di prendersene cura provocandogli una morte certa. Ricordiamo anche che gli animali selvatici sono protetti dalla legge e quindi non possono essere detenuti senza un regolare permesso, vanno quindi consegnati ai centri autorizzati che provvederanno alla loro identificazione, alle cure del caso e alla futura rimessa in libertà nei luoghi adatti.
In ogni caso, se ci imbattessimo di notte in un animale selvatico ferito, cucciolo o adulto, e in quel momento fossimo impossibilitati a raggiungere la struttura idonea più vicina, bisognerebbe prestare attenzione a diversi aspetti importanti: il primo è quello di far attenzione a non maneggiare l’animale a mani nude e, comunque, nel caso di un volatile, di non prenderlo mai per le zampe o le ali ma afferrarne delicatamente il corpo tenendo le ali chiuse sul suo dorso con i pollici. Riporlo, poi, in una scatola di cartone non troppo alta, e provvedere a forarla sui lati per lasciar passare l’aria, chiudendola sopra con un panno teso. In ultimo, una volta giunti a casa, non somministrargli cibo non adatto alla singola specie rinvenuta perché potrebbe essere letale.
Per ciò che riguarda il riccio, occorre tener presente che non gli va mai dato latte vaccino o cibo per cani: sono insettivori che spesso si nutrono anche di piccoli pezzettini di frutta. I nidiacei, temporaneamente, possono essere imbeccati con pezzettini di camole del miele ma mai con bigattini (larve di mosca) che non muoiono nello stomaco ma, al contrario, lo feriscono dall’interno. Come alimentazione di emergenza, se non si è in grado di distinguere un granivoro da un insettivoro, si può utilizzare all’occorenza un omogeneizzato per bimbi a base di manzo. In ogni caso l’acqua va data con una piccolissima siringa priva di ago e solo una o due gocce ai lati del becco, stando attenti a non ferirlo.
Detto ciò, la cosa più sensata da fare, e anche la più responsabile, è quella di recarsi immediatamente, o comunque prima possibile, in un centro specializzato come l’Oasi Lipu di Casacalenda o contattare la stazione del Corpo Forestale dello Stato più vicina, ma solo nel caso in cui l’animale risulti davvero ferito o in pericolo di vita. In tutti gli altri casi, lasciamo che la natura segua il suo corso, che il filo su cui viaggia la sua logica perfetta non venga mai spezzato e proviamo semplicemente ad ammirarne le creature da lontano, in silenzio.