Quante volte abbiano detto o sentito la frase “sono stressato!” riferendoci ad esempio, a problemi sul lavoro, al traffico incontrato durante gli spostamenti in città o alle difficoltà legate alla gestione della casa o della famiglia. Appare evidente come ogni situazione, anche se positiva, nella quale è richiesto un impegno elevato, aumenta il carico di fatica che il soggetto percepisce; ciò induce lo stesso a sentirsi “stressato”.
Lo STRESS ha sicuramente un significato diverso per ogni persona. Per alcuni, infatti, esso rappresenta una minaccia al proprio stato di salute psico-fisica, per altri, invece, può diventare una sfida, un incentivo a raggiungere traguardi sempre più elevati.
In effetti lo stress può avere effetti positivi se motiva un individuo a fare cose ritenute importanti come, ad esempio, lavorare duramente per ottenere una promozione, ma può portare anche effetti negativi nei casi in cui la pressione percepita per un compito da svolgere diventa eccessiva. In questi casi il soggetto non giova dello stato psico-fisico in cui versa e con molta probabilità finirà per sentire solo degli effetti negativi dello stress.
Quest’ultimo, infatti, rappresenta una mancata corrispondenza tra le richieste che vengono fatte all’individuo e le risorse ed i modi che lo stesso ha a disposizione per affrontarle. Il termine stress deriva, infatti, dal latino “strictus” che significa stretto, serrato, compresso.
La domanda sorge allor spontanea, da dove deriva lo stress? Esso viene indotto da situazioni o stimoli stressanti, chiamati STRESSOR; questi ultimi possono portare ad una forma positiva di stress, l’EUSTRESS, funzionale, come abbiamo detto, a motivare il soggetto ed indurlo ad entrare in azione per il raggiungimento dei propri obiettivi. C’è la possibilità, tuttavia, che gli STRESSOR conducano verso un deterioramento delle prestazioni del soggetto, innescando uno stato di malessere chiamato DISTRESS.
E’ possibile riconoscere gli effetti a breve ed a lungo termine dello STRESS. Nel primo caso, la mente va in “allarme” per cui è pronta ad agire o reagire agli stressor percepiti. Segnali di riconoscimento dello stress possono essere: pupille dilatate, bocca secca, tensione al collo e alle spalle, respiro accelerato, aumento del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa, sudorazione delle mani, bisogno di urinare spesso, ecc.
Non vanno sottovalutati, tuttavia, neppure i segnali a lungo termine, questi ultimi, infatti, sono caratterizzati da sintomi fisici come, ad esempio, il dolore allo stomaco, ma anche da segnali emotivi come, ad esempio, la frustrazione, l’ansia e la perdita di interesse verso alcune attività. Gli effetti a lungo termine dello stress possono manifestarsi anche a livello comportamentale, tant’è che, spesso, persone stressate tendono a mangiare molto o troppo poco, ad isolarsi e ad apparire facilmente irritabili. Tra gli effetti a lungo termine dello stress possiamo annoverare anche: mal di testa, vertigini, visione offuscata, ulcere, asma, palpitazioni, disturbi del sonno, allergie, problemi sessuali, ecc.
E’ importante considerare che anche i bambini possono essere stressati! Fattori stressanti per i nostri figli possono essere: un compito andato male o un brutto voto a scuola, i litigi dei genitori, l’aver perso qualcuno a cui si vuole bene e/o il proprio animale domestico, essere presi in giro dai compagni di scuola o da amici, ecc.
Lazarus, nelle sue ricerche, ha sostenuto che i fattori che influenzano la percezione dello stress sono la prevedibilità dell’evento e la controllabilità dello stesso.
Il primo fattore si riferisce al grado in cui è possibile sapere se e quando l’evento si verificherà. Gli uomini preferiscono, senza ombra di dubbio, poter prevedere eventi negativi, ciò fa sì che il livello di eccitazione emotiva e l’angoscia vissuta siano minori rispetto alle sensazioni esperite in presenza di eventi negativi imprevedibili.
La controllabilità dell’evento, invece, si riferisce alla possibilità di fermare o influenzare la situazione d’interesse. Tanto più una circostanza appare incontrollabile, tanto maggiore è la possibilità che il soggetto la percepisca come stressante.
E’ necessario analizzare, dunque, le tecniche a nostra disposizione utili a gestire lo stress.
A tal fine sono utilizzabili una moltitudine di strategie; si potrebbe iniziare con l’assumere sane abitudini di vita come, ad esempio, dormire il giusto numero di ore, mangiare in modo corretto, pianificare in anticipo le proprie attività, imparare a dire di no, fare una cosa alla volta, organizzare meglio il proprio tempo, ecc.
Una pratica importante è rappresentata dall’imparare ad accettare ciò che non è possibile modificare. Spesso ci ostiniamo a perseverare in situazioni che non ci rendono felici, ma che abbiamo la strana idea di poter controllare. Lasciar andare è difficile, ma ci rende liberi.
Si può lavorare inoltre, con l’aiuto di uno psicologo, sulle “capacità di coping”, che permettono di definire il problema, generare soluzioni alternative e valutarle in termini di costi e benefici. Lo scopo di tale processo è quello di applicare la strategia ritenuta più idonea a gestire la situazione stressante, diminuendo, in questo modo, i segnali di allarme generati dal nostro corpo e dalla nostra mente. E’ possibile, inoltre, effettuare un “coping centrato sul problema” anche su aspetti interni della persona, con il quale si giunge, ad esempio, a trovare fonti alternative di gratificazione personale o a far emergere nuove abilità. Molto utile per combattere lo stress è anche il “coping centrato sulle emozioni”; tale metodologia è finalizzata a gestire le emozioni negative dell’individuo, evitando così che le stesse rappresentino un freno per la persona nello sviluppo del proprio sé.
Anche il programma Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR) ideato da Kabat-Zinn è ampiamente riconosciuto come metodologia efficace per affrontare lo stress e, più in generale, utilizzato in terapia per aiutare le persone a raggiungere uno stato di benessere.
E’ auspicabile, inoltre, evitare la messa in atto di strategie di adattamento inappropriate come, ad esempio, negare l’esistenza di un problema e rifugiarsi in attività frenetiche e/o ricorrere a sostanze stupefacenti per evitare i disagi.
Indipendentemente dalle tecniche utilizzate, tutte valide per combattere gli effetti negativi dello stress, bisogna sempre ricordare che solo noi possiamo cambiare il modo in cui reagiamo a ciò che ci accade e, conseguentemente, scegliere di migliorare la nostra vita.
Dott.ssa Debora Cancellario, Psicologa – Psicoterapeuta
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:
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