Psicologia live / L’uso della fiaba nella clinica e nei laboratori psico-espressivi

“Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti”. GK Chesterton

La fiaba di trazione orale riveste sin dall’’antichità grande importanza ed è funzionale utilizzarla e tramandarla in una società sottoposta a rapidi cambiamenti e turbolenze, come quella attuale, al fine di nutrire la psiche umana.

La sua riscoperta si pone come possibilità di comunicazione in ambito clinico, educativo e familiare poiché narrare è essenziale per la vita psichica come il cibo lo è per la vita biologica.

La fiaba viene utilizzata soprattutto nella lettura psicoanalitica poiché si ritiene che essa nutra, stimoli e aiuti la fantasia infantile e lo sviluppo psicologico di bambini e adulti poiché svolge una funzione  di filtro per la mente spesso affollata.

Tra le riflessioni maggiormente illuminanti a tal proposito è doveroso citare Freud, che equipara la fiaba al sogno e Bettelheim che individua gli elementi del “racconto magico” per utilizzarlo a fine terapeutico.

Un altro autore che merita di essere citato è Lafforgue che dà voce ai conflitti psichici suggerendo possibili mediazioni, dando modo al bambino di avere modelli di identificazione che gli permettano di pensare ed esplorare parti mai espresse nel proprio  mondo interno.

Lafforgue, inoltre, ritiene che attraverso la fiaba si possa aiutare il bambino a costruire quelle capacità mentali che ancora non sono attivate in alcuni, permettendo inoltre di accogliere angosce altrimenti non tollerabili.

L’’utilizzo della fiaba in ambito terapeutico serve per promuovere lo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino, facilitando lo sciogliersi e il ridimensionamento di alcuni conflitti psichici.

Diversi professionisti hanno attinto dalla Harris, la quale ha utilizzato la fiaba in terapia per un suo paziente, un bambino di 3 anni che in seguito alla nascita di un fratellino aveva sviluppato diverse problematicità: attraverso l’ascolto della storia l’infante si è identificato con il contenuto poiché in essa vi riscontrava tutte le emozioni che anche lui provava, scoprendo parole e immagini atte a descrivere i suoi sentimenti, imparando a distanziarsene alle volte e accettando possibili evoluzioni.

Si può, quindi, pensare alla funzione di contenimento della fiaba, analoga alla funzione della madre, che dá significato e accoglie ogni sentimento, facendosi anche carico del disagio intollerabile del neonato.

La tecnica adottata nei laboratori fiaba, ispirata dunque ai concetti psicoanalitici, è molto rigorosa poiché per contenere gli elementi arcaici sollecitati dalla fiaba raccontata, ogni aspetto del setting va pensato al fine di contrastare l’indifferenziazione, promuovendo un graduale emergere del Sè individuale.

La fiaba si pone come uno strumento d’’ntercomunicazione tra adulti e bambini in cui la figura del narratore è rilevante poiché contiene e condivide il buon nutrimento, coinvolge i lettori in storie ricche di emozioni, entrando con voce modulata nel racconto, contenendo le paure dei più piccoli, stabilendo limiti e partecipando con sguardo, espressioni e musicalità alla ricca e avventurosa narrazione.

Oltre la figura del narratore e la platea dei curiosi lettori, è fondamentale la figura dell’’osservatore che raccoglie materiale prezioso rispetto il rapporto che ogni bambino ha con la fiaba in questione e sul mondo interno. A tal proposito, con tale materiale, l’equipè discute di quanto accaduto in ogni incontro e si pensa a un intervento  per aiutare il singolo e il gruppo nel migliore dei modi affinche sia possibile compiere anche piccole trasformazioni verso l’autentico sviluppo.

Vitale importanza riveste anche lo spazio in cui si svolge il laboratorio: deve essere anch’’esso accogliente poiché rientra tra gli elementi cardine per creare rassicurazione e fiducia di base nei piccoli auditori che entraranno in un un’altra dimensione rispetto il reale per favorire la crescita.

I bambini, oltre al momento di ascolto partecipe e sensibile che permette loro  di esplorare, identificarsi nei panni dei personaggi, formulare ipotesi personali, provare simpatie e antipatie e identificarsi con vissuti emotivi complessi, sono incoraggiati ad esprimere attivamente le proprie libere associazioni.

Vengono valorizzate e considerate portatori di senso oltre le parole tutte le espressioni comunicate con il corpo, sia quelle che vengono rappresentate graficamente tramite il disegno, sia i movimenti corporei, i suoni e ogni forma di comunicazione che il bambino esprime; anche il non ascoltare un contenuto o il voler sentire nuovamente una storia sono importanti modalità espressive.

Gianni Rodari infatti riteveva che i bambini, ascoltando, riconoscono nelle situazioni delle favole situazioni che hanno fatto parte o che fanno parte della loro esperienza, consapevole o no: Pollicino, per esempio, abbandonato nel bosco, è il bambino che teme di essere lasciato ogni volta che la madre o il padre escono di casa, o dalla porta della sua stanza, fino a quando non realizzerà che la loro sparizione è temporanea.

Tuttavia, gli psicologi- psicoterapeuti che lavorano secondo tale metodo si astengono dal dare interpretazioni, fornendo commenti empatici che sostengono il singolo o il gruppo nei momenti di crisi.

L’’equipe che lavora secondo la formazione psicoanalitica ha perfezionato come equipaggiamento mentale la cosidetta “capacità negativa,” ovvero quell’attitudine che permette di sospendere i giudizi prematuri in attesa dell’’emergere del significato più profondo di ciò che accade nel gruppo, tollerando talvolta stati di confusione pur mantenendo il contatto con la realtà.

Dott.ssa Simona Pranzitelli, Psicologa

Perfezionamento in Psicodiagnosi clinica e forense

Membro ordinario Associazione Italiana Rorschach

Si occupa di consulenze psicologiche, disabilità, diagnosi multidimensionale, laboratori psico-espressivi (fiaba, creativo…)

Bibliografia: “Pollicino diventerà grande” di Pierrè Lafforgue e “Il mondo incantato” di Bettelheim.

 

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