‘Impara l’arte’ presenta Mirko Addesa: inchiostro d’autore

Mirko Addesa

SERGIO MARCHETTA

La collina Monforte fa da scenario al fortunato incontro con Mirko Addesa. Oggi sono a tu per tu con uno dei personaggi più “immediati” che abbia mai conosciuto. Prima di essere uno scrittore Mirko è un mondo trasversale: per il suo modo di parlare con i toni bassi ma incisivi, per il suo gesticolare che disegna sinuose figure nell’aria, per la sua trasparenza genuina, per la sua schiettezza che arriva fino a spiazzare se non lo conosci a fondo. Se è vero che l’apparenza inganna, questo simpatico signore che scrive gialli “con il fegato” (come dice egli stesso) è tutto fuorché un ingannatore, perché le apparenze se le è gettate dietro le spalle da un pezzo.

Chi è Mirko Addesa: un uomo che scrive per se stesso o per chi legge?
“Mirko Addesa scrive per chi legge. Sperando di suscitare almeno un’emozione”.

Per uno scrittore che affronta un genere “duro” come il giallo o il noir forse è più difficile proporsi al grande pubblico. Qual è il segreto per arrivare al cuore di chi ascolta? (Mirko prima sorride, poi risponde)
“Forse questo è solo un luogo comune. Generi come il giallo ed il noir hanno molti estimatori. Basti vedere le classifiche dei libri: Carlotto e Carofiglio, ad esempio, hanno molti lettori. Io ne ho meno. Ma confido sempre nel futuro”.

Arrivare al cuore di chi legge? “Magari al fegato…”

Recentemente hai fatto l’esperienza di presentare il tuo lavoro editoriale nelle scuole; che sensazioni hai provato raccontandoti davanti a una platea di liceali?
“Parlare ai ragazzi, soprattutto di tematiche in cui prevalgono omicidi e cadaveri, e vedere che provano attenzione è sempre una esperienza costruttiva. La ripeterei ogni giorno.”

Dammi tre buoni motivi per cui non riusciresti mai a smettere di scrivere.
“Tre buoni motivi? Ho ancora un poco di morti assurde a cui dare nome, qualche penna ancora carica di inchiostro e qualcuno che mi chiede di farlo…”

Tu vivi in Molise pur non essendo nato in questa terra; quanto sei legato a questi posti?
“Moltissimo. A tal punto che tante cose di cui ho scritto sono ambientate in luoghi particolari; ad esempio un fumetto giallo che ha come scenario proprio il Castello Monforte di Campobasso. Anche il mio primo giallo, ad esempio, è legato ad uno dei posti più caratteristici del centro storico, Vico Tre Dita, che rappresentava la soluzione dell’arcano di questo racconto”.

Mirko è un pensatore che scrive o uno scrittore che pensa?
“Pensatore assolutamente no… i pensatori sono quelli che parlano di filosofia. Io mi diverto a scrivere delle cose. E poi anche “scrittore” è una parola grossa: se lo scrittore è colui che pubblica libri allora sì. Io scrivo gialli, un genere particolare, che ha un pubblico di nicchia ma sarebbe bello riuscire ad allargare la cerchia dei miei lettori”.

Se un profano ti chiedesse qual è la differenza tra un giallo e un noir cosa risponderesti?
“Il giallo ha delle regole da seguire. Pensa che esiste un vero e proprio decalogo che risale al 1929 e che rappresenta un’autentica guida per uno scrittore di gialli. Certo, a distanza di quasi un secolo alcune cose sono un pò desuete ma sicuramente ci sono dei riferimenti da cui non puoi prescindere nella stesura di un giallo. Il noir, invece, lascia molto più spazio all’immaginazione; forse è meno creativo come struttura ed è quasi sempre orientato dal punto di vista del personaggio cattivo che riesce addirittura a conquistare la simpatia del lettore. E poi nel giallo vince il bene; nel noir non è sempre così”.

Il genere femminile è molto ricorrente nei tuoi libri: che differenza c’è tra una donna e una femmina?
“La femmina ha bisogno di un bel vestito, un buon trucco, una bella acconciatura, dei tacchi a spillo. Alla donna basta anche solo un sorriso per colpire. A me capita di scrivere anche in prima persona e talvolta come voce narrante mi sono calato nel personaggio femminile delle mie storie”.

Ho avuto la fortuna di condividere con te la scena più di una volta e ho notato che manifesti l’equilibrio emotivo tra la voglia di “darti” al pubblico e un sano timido pudore. Cosa rappresenta un applauso per te?
“Per uno che scrive gli applausi sono davvero pochi. Magari alle presentazioni. Per il resto, val bene anche un sorriso o un pensiero”.

So che hai in cantiere un nuovo romanzo a cui ti stai dedicando particolarmente. A che punto sono i lavori?
“Esatto, si tratta di un nuovo romanzo. Credo sia a buon punto. Poi immagino sarà difficile trovare un editore. Qualora accada, speriamo bene. Ecco, forse in questo caso, scrivo soprattutto per me stesso”.

Questo è Mirko Addesa: un uomo armato di penna e fantasia. Uno di quei soggetti che se non riesci ad amare devi odiare e viceversa. E questo rende nobile l’arte. Il resto scopritelo attraverso le sue pagine.

 

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