SERGIO MARCHETTA
Vi racconto dell’incontro semplice ma emotivamente prezioso che ho avuto con Chiara Albanese, una giovane scrittrice di Agnone. La prima impressione che questa ragazza dai lunghi capelli scuri trasmette corrisponde a una sensazione di serenità e pacatezza, a partire dal tono della voce fino alla gestualità delicata ma espressiva. Chiara scrive, ama la vita e soprattutto è pervasa dal desiderio di comunicare la bellezza di esistere per aiutare il prossimo.
Che significato ha per te la scrittura? “Per me scrivere vuol dire provare a cambiare me stessa e ciò che mi vive intorno, un modo di aprirmi utilizzando penna e foglio”.
Tuttavia la spinta emotiva che ti ha indotto a scrivere è stata un episodio particolare della tua vita. “In realtà ho iniziato a mettere nero su bianco da quando ero solo una bambina. Poi un giorno di nove anni fa ho vissuto la tristezza di perdere mio fratello Giuseppe: una morte che non meritava di passare inosservata. Da qui la spinta ad intraprendere un progetto editoriale dedicato a lui ma soprattutto agli altri”.
Un modo di vivere ma soprattutto di affrontare un evento così tragico? “Sì, scrivere è stato il mezzo più immediato per fronteggiare la scomparsa di Giuseppe. L’ho fatto in maniera dettagliata, a tratti con crudezza ma sempre con l’idea di trasmettere emozioni e messaggi di vita al di là del dolore”.
Qual è quindi il senso del tuo libro? “Mio fratello ha perso la vita a causa della droga. Dunque il messaggio di cui è permeata ogni mia singola pagina è l’esaltazione della vita nella sua bellezza e nel suo valore inestimabile. Il libro è un pretesto per avvicinare i giovani e parlare loro di questa tematica, testimoniare la mia esperienza e quella della mia famiglia”.
Quanto ti ha aiutato il fatto di scrivere per affrontare questo evento senza cedere alla disperazione ma anzi traendone speranza per te e per gli altri? “Moltissimo. E leggere l’emozione negli occhi delle persone quando ho portato la mia testimonianza nelle scuole e nelle piazze è stata la conferma più genuina del mio progetto”.
Cosa spinge un giovane ad avvicinarsi alle droghe? “L’idea di poter costruire un’illusione, di sentirsi più coraggioso e forte in un mondo costruito su misura all’occorrenza”.
Il tuo libro ha raggiunto centinaia di persone e di cuori. Hai avuto il riscontro reale rispetto al messaggio che proponi attraverso le tue pagine? “Sì, soprattutto lontano dalla zona in cui vivo. E’ successo che la mia sfida editoriale si rivelasse l’incipit di un percorso molto più articolato di riscatto dalla droga e questa per me è la più grande soddisfazione: i tossicodipendenti non vanno mai allontanati”.
Oltre alla scrittura uno dei tuoi pilastri vitali è il volontariato. “Sì, ad esempio il ricavato dalla vendita del mio libro è stato donato per un progetto in Africa, luogo molto caro anche ai sogni di mio fratello. Nel 2013 sono stata personalmente lì un mese e ho seguito la destinazione della mia offerta nella missione. Tra l’altro tornerò a breve in Camerun con un nuovo progetto legato alla mia attività di clownterapia. Tutti dovrebbero visitare l’Africa per acquisire forza di volontà e desiderio di migliorare”.
A che punto sei oggi in qualità di scrittrice? “Ho due libri in cantiere: uno in forma di diario nel quale ripercorro alcune tappe importanti del mio vissuto e l’altro invece ispirato alla mia permanenza in Africa; e anche questi saranno progetti che trasformerò in occasioni di beneficenza”.
Cosa sogna Chiara? “Ho tanti sogni e molti ne ho già realizzati. Quello più grande è poter costruire una famiglia in cui condividere i miei ideali e i progetti che ho nel cuore”.
“Siamo buoni a nulla ma capaci di tutto”: mi commenti questa frase a te cara? “Vorrei essere capace di cambiare un pezzettino di mondo, di regole ingiuste ma soprattutto fare tutto il possibile per poter salvare i giovani dalla droga. Nessuno merita di perdere la vita per una causa così stupida. E lo farò sempre attraverso la mia scrittura, le mie parole, la mia missione”.
Questa è Chiara: una ragazza generosa, una promessa di sane speranze e una penna talentuosa. Basta davvero poco a conservare saldo il sorriso quando si ha la capacità di riscattarsi dal dolore per trasformarlo in esempio e voglia di vivere attraverso la creatività. Forse il modo migliore di imparare l’arte di vivere.