Nel corso degli ultimi mesi numerosi sono stati i casi di persone che, dopo essere guarite dal Covid-19, hanno riscontrato il protrarsi di differenti problematiche di salute, anche a distanza di tempo. In molti casi si tratta di disturbi che possono impedire alla persona che ne soffre di ritornare a condurre una vita quotidiana normale. Una condizione che viene definita Long Covid, precisamente Sindrome Post Covid-19, ovvero l’insieme dei disturbi e delle manifestazioni cliniche che persistono dopo l’infezione, rappresentando come una continuazione della malattia.
L’argomento è stato approfondito oggi al Gemelli Molise nell’evento formativo “Long Covid cosa ci ha insegnato”, a cui hanno partecipato alcuni dei maggiori esperti del settore. Il corso incarna il primo momento di collaborazione tra MEDIS e GEMELLI MOLISE e nasce con uno scopo ben preciso: dare una risposta alle esigenze di chi sta sperimentando gli effetti del Long Covid. Dopo l’introduzione del Presidente Stefano Petracca, hanno coordinato le sessioni scientifiche Maurizio Panunzio, Consigliere di Amministrazione del Gemelli Molise e specialista in Medicina Riabilitativa, ed Enrico Bernini Carri, Medico infettivologo e Presidente Associazione Medis Modena.
Mentre ad agosto del 2020 solo circa il 10% dei pazienti guariti dal Covid-19 era affetto da Long Covid, stime più recenti mostrano che la percentuale di persone guarite dall’infezione da SARS-CoV-2 che necessita di assistenza sanitaria anche a distanza di settimane o mesi dalla negatività al test si aggirerebbe intorno al 50% (quindi una persona su due fa esperienza di questa patologia). Riguardo alla durata dei sintomi, uno studio pubblicato su Nature Medicine ha analizzato più di 4.000 pazienti guariti dall’infezione da SARS-CoV-2, ottenendo che: il 13% delle persone coinvolte nello studio presentava i sintomi del long Covid per più di 28 giorni; il 5% per più di 8 settimane; il 2% per più di 12 settimane.
I sintomi del Long Covid possono interessare diversi organi. Non è ancora chiaro se sono causati direttamente dal virus o se sono provocati dallo stress o dal trauma dell’infezione. Quello sicuramente più diffuso è la stanchezza, molto frequentemente anche è la cosiddetta “nebbia mentale”, condizione caratterizzata da problemi di memoria e di concentrazione. I meccanismi alla base dello sviluppo di questa condizione, però, non sono ancora del tutto chiari.
Le terapie possono prevedere: esercizi di riabilitazione fisica; diete alimentari per riprendere peso o massa muscolare o, al contrario, per perdere peso; supporto psicologico per coloro che presentano stress post-traumatico (Post Traumatic Stress Disorder, PTSD). È quindi necessaria una presa in carico multidisciplinare; la figura che coordina tutte le varie componenti è il fisiatra in accordo con i caregiver. Il paziente è al centro del percorso riabilitativo che è assolutamente personalizzato sulle esigenze del soggetto. Spesso è necessaria una rieducazione neuromotoria per far fronte non solo alla perdita di forza muscolare, all’astenia, all’affaticabilità, alla dispnea, ma anche ai danni neurologici alle retrazioni tendinee e alla impossibilità a deambulare.