Difficile immaginare il collegamento diretto fra la nostra salute e quella del pianeta. Difficile modificare il nostro comportamento finché stiamo bene. Tuttavia c’è un ampia branca della medicina che si occupa di prevenzione delle malattie e il tema dell’ecologia ne è parte integrante. Quali malattie possiamo prevenire attraverso consapevolezza e responsabilità? Lo vediamo attraverso un articolo recentemente pubblicato sul Lancet, prestigiosa rivista scientifica inglese.
Le conseguenze sulla qualità del cibo
Per cominciare, l’attività umana incide fortemente sul sistema di produzione del cibo. Da tempo molti ortaggi risultano poveri di minerali come ferro, zinco e proteine, la causa risiede negli alti livelli di anidride carbonica prodotta dalla nostra automobile. Ci ritroviamo così a dover assumere pasticche di integratori perché abbiamo rovinato il cibo che li conteneva.
Secondo il rapporto della Commissione Lancet su inquinamento e salute, l’inquinamento ha causato il 21% delle morti di malattie cardiache, il 23% dei decessi per ictus, l’8% dei morti per malattia polmonare cronica ostruttiva e il 25% dei decessi per cancro ai polmoni. La causa? La riduzione del consumo di nutrienti che proteggono da queste malattie. Se continueremo ad impoverire ortaggi e bestiame, non ci saranno integratori che potranno salvarci.
La scomparsa degli insetti impollinatori
Un’altra drammatica conseguenza, delle accresciute emissioni di anidride carbonica, è la scomparsa degli insetti impollinatori, protagonisti indiscussi di ogni ecosistema. La loro sparizione, infatti, accrescerebbe il numero di malattie legate alla ridotta assunzione di vitamina A, folati e gruppi di alimenti come frutta e verdure.
Tutto questo dicasi per non menzionare le conseguenze, per la salute dell’uomo, dei crescenti livelli di ozono, della scarsità d’acqua, della riduzione dei terreni coltivabili, della minaccia alla biodiversità marina etc.
Le conseguenze sulle malattie infettive
Le temperature in aumento, le precipitazioni eccessive, le deforestazioni, potrebbero avere un impatto
Ridurre la vulnerabilità è cruciale
Carola Pulvirenti