1879 nasce la psicologia come scienza autonoma e sperimentale ad opera del fisiologo Wundt e del suo team di collaboratori che a Lipsia aprirono il primo laboratorio di psicologia sperimentale[1]
1948 l’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”. Considerando imprescindibile la componente psicologica[2].
1971 nasce ufficialmente il primo corso di laurea in psicologia con l’approvazione dei decreti 183 del 21 luglio 1971 (istituzione di un corso di laurea in psicologia nella facoltà di magistero a Roma) e 279 del 5 novembre 1971 (istituzione di un corso di laurea in psicologia nella facoltà di magistero a Padova)[3].
1989 nasce formalmente la figura dello psicologo con la legge 56. Prima di questa data la professione di psicologo esisteva già ma non era disciplinata dal punto di vista legislativo. Questa legge delimita i confini e le caratteristiche operative del professionista che si può occupare di prevenzione, formazione, sperimentazione e ricerca, riabilitazione, può fare diagnosi e sostegno[4].
1998 nasce il codice deontologico dello psicologo che ne costituisce la guida operativa, alla quale deve riferirsi nella pratica professionale, a tutela dell’utenza e ai fini di un corretto esercizio della professione[5].
2010 nasce, dall’unione delle Facoltà di Psicologia I e II e la Seconda Facoltà di Medicina e Chirurgia della Sapienza, la nuova Facoltà di Medicina e Psicologia.
Nel rispetto dell’identità e dell’autonomia delle due culture, il punto d’incontro è rappresentato dal comune obiettivo che è la felice e completa realizzazione
della persona in tutti i suoi aspetti fisici, psichici e sociali[6].
2017 con il Decreto Lorenzin, divenuto Legge, nasce la professione dello psicologo come sanitario, in virtù del valore da esso ricoperto nel campo della salute mentale, ha ottenuto ufficiale pieno riconoscimento come professione sanitaria (art. 9). Di conseguenza, viene eseguito il passaggio di competenza dal Ministero della Giustizia al Ministero della Salute e, relativamente agli aspetti deontologici dell’agire professionale, l’accesso alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie[7].
2021 per gli psicologi liberi professionisti entra in vigore l’obbligo di conseguire gli ECM (150 in 3 anni, per gli psicologi dipendenti statali già era obbligo), a spese proprie e mettendo in secondo piano, per il tempo necessario alla formazione l’attività professionale[8]
1 aprile 2021 con il Decreto Legge n.44, il Governo Draghi ha introdotto l’obbligo di vaccinazione anti COVID-19 per “gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie e parafarmacie e negli studi professionali”[9] pena per la mancanza dell’adempimento, la sospensione dall’esercizio della professione.
8 aprile 2021 lo stesso Governo Draghi (di cui sopra) durante una conferenza stampa, nella persona del suo massimo esponente, il Premier, dice senza mezze misure riferendosi ai vaccini, alle tempistiche, alle priorità e ai “furbetti”: “Psicologi di 35 anni perché sono operatori sanitari ‘anche’ loro […] queste platee di operatori sanitari che si allargano in questo modo, ma con che coscienza” (Mario Draghi – Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana). Sancendo una profonda e rovinosa offesa nei confronti di una categoria professionale necessaria e fondamentale per la salvaguardia della salute pubblica.
111.000 circa, il numero degli psicologi iscritti all’Ordine Nazionale (di questi oltre 50.000 hanno la specializzazione in Psicoterapia)[10]. Questi, ogni anno pagano la quota annua di iscrizione all’albo professionale.
55.239 sono gli psicologi iscritti all’Enpap (la cassa previdenziale), il 77% degli Iscritti ha un’età inferiore ai 50 anni (i dati risalgono al 2017)[11] e pagano altre tasse.
La maggior parte degli psicologi in Italia sono liberi professionisti e come tali, per poter espletare una professione regolamentata e che rientra in quelle sanitarie, devono adempiere e rispettare gli obblighi di legge.
Per esempio devono garantire l’aggiornamento professionale (a proprie spese) tramite sistema ECM (educazione continua in medicina).
Adeguarsi alle normative fiscali e, sempre a loro spese, munirsi degli strumenti necessari quali POS o software e molto altro ancora per le comunicazioni al Sistema Sanitario Nazionale e per la Privacy.
Con il propagarsi del Coronavirus hanno dovuto anche adeguare e rendere sicuri i propri studi professionali perché il lavoro di chi si occupa della salute delle persone non si ferma con l’arrivo di una pandemia, anzi.
Il Covid ha causato oltre a numerose morti, ingenti danni alla salute fisica, all’economia del nostro paese e non da ultimo alla salute psicologica.
Solo nell’ultimo anno in cui la pandemia ha spadroneggiato nelle nostre vite sono stati registrati notevoli aumenti di numerosi disturbi psicologici quali ansia, depressione, distress, disturbi del comportamento alimentare, disturbi ossessivi e del sonno, solo per citarne alcuni.
Sono state inoltre fatte nuove correlazioni tra il Coronavirus e l’insorgere di danni cognitivi, senza contare traumi psicologici e la probabile manifestazione di problematiche psichiche a lungo termine di cui ancora non si può quantificare l’entità ma assolutamente non si può neppure escludere.
In un tale e drammatico quadro situazionale, sin da subito lo psicologo non si è tirato indietro e consapevole degli obblighi morali ed etici quali la professione lo sottopone non è stato esimente ma è sceso in trincea, in prima linea, adeguando il suo intervento in funzione delle regole di sicurezza in vigore e per l’efficacia dello stesso. Molto spesso, troppo spesso, dimenticato dalle istituzioni, ha lavorando gratis vedendo deprezzato il suo ruolo e la sua professione.
Ieri, durante una conferenza stampa tenuta dal Premier Draghi la nostra categoria è stata nuovamente svilita, stigmatizzata e svalutata con un esempio estremamente leggero, infelice e superficiale in cui, il rappresentante dell’attuale Governo che, solo pochi giorni prima, aveva sancito l’obbligatorietà per i sanitari del vaccino a tutela dei pazienti e con la pena della sospensione dall’esercizio della professione qualora non si fosse adempiuto come da disposizioni di legge, si è contraddetto offendendo la nostra categoria e svelando, probabilmente poca attenzione e poca competenza. Ha detto bene il Presidente de CNOP David Lazzari in una rapida nota a risposta dell’accaduto “Forse è il caso che il Governo informi se stesso”.
A fronte di tale gravissimo episodio che lede un’intera categoria professionale e l’utenza (evidentemente fragile) che ad essa fa riferimento, in quanto viene veicolato un messaggio ingiurioso e sbagliato, evidentemente contraddittorio quanto errato con riferimenti inappropriati a valori morali, sarebbe opportuno fare chiarezza rivendicando quanto è giusto.
Se si ha più abilità nei calcoli e con i numeri piuttosto che con la comunicazione e le parole, i dati riportati nella parte iniziale potrebbero chiarire molti dubbi.
Buon lavoro a chi ha veramente voglia di lavorare e di farlo bene, nel rispetto e nell’educazione.
Dott.ssa Antonella Petrella, Psicologa Psicoterapeuta
[1] http://docenti.unimc.it/
[2] http://www.salute.gov.it/
[3] https://www.dpg.unipd.it/
[4] https://www.gazzettaufficiale.it/
[5] https://www.ordinepsicologitoscana.it/
[6] https://web.uniroma1.it/fac_medpsico/
[7] https://www.psicotypo.it/
[8] https://www.psy.it/
[9] https://www.quotidianogiuridico.it/
[10] https://www.psicoterapiascientifica.it/
[11] https://www.enpap.it/doc/Ebook_ENPAP_Demografia_luglio2019.pdf