Quindici milioni di euro per medicina territoriale e digitalizzazione
Parliamo oggi della missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e resilienza (PNRR), la missione dedicata alla salute. Sul testo del Governo si legge che il Sistema Sanitario Nazionale dovrà affrontare due sfide, obiettivi per cui vengono investiti circa 15 milioni di euro:
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Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale (7 milioni)
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Innovazione, ricerca e digitalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale (8,63 milioni).
Curarsi a casa sarà possibile grazie all’innovazione tecnologica. ‘L’esperienza della pandemia ha evidenziato l’importanza di poter contare su un adeguato sfruttamento delle tecnologie più avanzate,’ – si legge sul PNRR. Il documento evidenzia anche l’importanza di migliorare le competenze digitali, professionali e manageriali dei dipendenti e di avviare nuovi processi per l’erogazione delle prestazioni e delle cure. Infine si intende investire per un più efficace collegamento fra la ricerca, l’analisi dei dati, le cure e la loro programmazione a livello di sistema. Parole chiave: infrastrutture sul territorio, tecnologia e formazione del personale. Oggi presentiamo la parte del PNRR dedicata alle reti di prossimità.
Il percorso di cura: cosa dobbiamo migliorare
Sono molti i cittadini che si lamentano del Sistema Sanitario Nazionale, pochissimi quelli che sanno descrivere in maniera adeguata il disservizio che denunciano. Tuttavia il SSN provvede a rilevare le criticità attraverso diverse strategie. Di seguito descriviamo quattro aspetti suscettibili di miglioramento, criticità ben note alle persone con malattie croniche e rare e ai loro rappresentanti.
1. Vi sono significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, in particolare in termini di prevenzione e assistenza sul territorio.
2. L’inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali. Ne è un esempio il paziente che dev’essere dimesso da un ospedale per acuti, ma non è sufficientemente autonomo per andare a casa. L’integrazione fra le strutture è, in questo caso, necessaria perché l’impegno non ricada tutto sulla famiglia del paziente in dimissione.
3. Tempi di attesa elevati per l’erogazione di alcune prestazioni. Questo ha abituato molti cittadini a rivolgersi al privato, SENZA neanche provare più a telefonare al CUP regionale.
4 Scarsa capacità di conseguire sinergie nella definizione delle strategie di risposta ai rischi ambientali, climatici e sanitari.
Le case della comunità
L’assistenza domiciliare
Curarsi a casa è il desiderio di tutti, soprattutto gli anziani sono fortemente legati alla propria abitazione e al territorio. L’investimento del PNRR mira ad aumentare il volume delle prestazioni di assistenza domiciliare, fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10 % della popolazione di età superiore ai 65 anni (in linea con le migliori prassi europee). L’intervento si rivolge in particolare agli ultrasessantacinquenni con una o più patologie croniche e non autosufficienti. L’investimento mira inoltre a realizzare, presso ogni azienda sanitaria locale, un sistema informativo in grado di rilevare dati clinici in tempo reale. Questo potrà avvenire grazie all’attivazione di 602 centrali operative territoriali (c.o.t.), una in ogni distretto, con la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari, assicurando l’interfaccia con gli ospedali e la rete di emergenza urgenza.
Gli ospedali di comunità
Carola Pulvirenti