Il mal di testa
Hai mai avuto un mal di testa atroce? Un dolore che ti ha impedito di svolgere qualsiasi attività e che non è passato con nessun farmaco? Ci sono persone che convivono con questo faticoso dolore alla testa, la cefalea, che è spesso associato ad altri disturbi. Vi sono, infatti, in molti casi, non solo alcuni sintomi che lo accompagnano – vomito, fotofobia, sonnolenza -, ma addirittura alcuni che la precedono: per esempio irritabilità, astenia o offuscamento della vista. Tutto questo, inutile dirlo, può rendere difficile se non impossibile il proseguimento delle proprie attività a lavoro come in famiglia.
I numeri
Ad oggi la comunità scientifica riconosce più di 200 tipi di cefalea. Dal 90% dalle indagini strumentali, però, non emerge una causa organica, per cui la cefalea viene definita primaria. Le cefalee secondarie rappresentano, invece, il sintomo di altre patologie e costituiscono il restante 10%. In questo articolo approfondiremo la cefalea primaria.
La diagnosi
I medici effettuano la diagnosi di questo disturbo sulla base della Classificazione Internazionale delle Cefalee, un documento redatto nel 2018 che annovera, tra le più diffuse tipologie di cefalea primaria: l’emicrania, che si presenta con un dolore pulsante unilaterale o alternante, può durare dalle 4 alle 72 h e può accompagnarsi a fotofobia, fonofobia, vomito, nausea; la cefalea di tipo tensivo, che si presenta con un dolore gravativo, come un cerchio alla testa, può durare dai 30 minuti ai 7 giorni e di solito si accompagna ad altri sintomi di rilievo; la cefalea a grappolo – chiamata anche cefalea da suicidio – che si presenta con un dolore lancinante sopra un occhio, dura di solito da 15 ai 180 minuti ed è accompagnata da lacrimazione di occhio e naso. Il documento menziona, oltre a queste, anche altre cefalee primarie, però meno diffuse: quella da stimolo freddo, da tosse o da attività sessuale.
Il diario della cefalea
La presa in carico del paziente avviene dopo attenta anamnesi in cui si verificano familiarità del disturbo, età d’esordio, abitudini alimentari e comportamento. Per prevenire nuovi attacchi risulta fondamentale anche rilevare informazioni quali il giorno di esordio della cefalea, la sede del dolore, i farmaci eventualmente assunti e altri dettagli. A chi soffre di episodi ricorrenti, si consiglia di tenere un diario della cefalea o di utilizzare alcune app che consentono, sia al paziente che al medico, di raccogliere velocemente dati utili.
Cura e ricerca
Compresa la natura del disturbo e il tipo di mal di testa, si passa al trattamento, che può può essere, a seconda dei casi, sintomatico, preventivo o l’uno e l’altro. Il trattamento sintomatico è indicato quando si hanno attacchi non disabilitanti e che si presentano con una bassa frequenza (meno di 4 giorni al mese). I farmaci maggiormente utilizzati in questo caso sono i triptani, gli analgesici semplici, gli antiemetici o i nuovi ditani. Il trattamento preventivo, invece, è indicato quando l’emicrania è disabilitante e si presenta con una frequenza maggiore di 4 giorni al mese, dunque quando vi è scarsa risposta ai farmaci sintomatici. In questo caso, vengono utilizzati betabloccanti, antiepilettici, antidepressivi, tossina botulinica o, ancora, dal 2018, gli anticorpi monoclonali.
Le associazioni per i pazienti
Quando il paziente si rivolge al centro cefalee è spesso già in abuso di antidolorifici perché ha sottovalutato il problema. Con la presa in carico inizia il percorso per la conoscenza e l’accettazione della propria malattia. In questo percorso è importante anche la vicinanza e il confronto con altre persone affette dallo stesso problema. Il Centro Italiano Ricerche Neurologiche Avanzate Onlus (C.I.R.N.A.) e l’Alleanza Cefalalgici (Al.Ce.), dal 1990, operano per poter migliorare la vita di circa 7 milioni di cefalalgici attraverso un sito nel quale è possible centri specializzati ed accreditati, prender parte a dei forum in totale anonimato, o persino contattare medici disponibili per dei consulti. Sono, inoltre, disponibili una pagina e un gruppo Facebook, o ancora gruppi AMA on line.
La cefalea come malattia sociale
A tal proposito va assolutamente ricordato che Al.Ce. ha partecipato attivamente all’approvazione della legge dell’8 luglio 2020, che riconosce la Cefalea come malattia sociale. Si tratta di un passo fondamentale, che sposta l’attenzione su un aspetto della malattia spesso lasciato da parte: il riconoscimento sociale. Una comunità che accoglie con favore le persone malate e disabili contribuisce notevolmente a migliorare la qualità della vita delle stesse. Questo passaggio di natura politica andrebbe tenuto presente sempre, soprattutto quando si è di fronte a quelle patologie più oscure, più rare, o più sottovalutate. Grazie Al.Ce. per il prezioso contributo.
Articolo scritto con la collaborazione di Cristina Randoli del Gruppo AMA Ferrara